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Guidonia / Tivoli – Basta all’estrazione di travertino selvaggio, le proteste a comando non fermino il buon senso

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Le cave di travertino di Guidonia e Tivoli hanno negli anni devastato il territorio, rendendolo simile ad un cratere lunare, ucciso il fiume Aniene ormai un ricettacolo di sedimenti, rese insicure le abitazioni circostanti con le subsidenze che hanno creato, va fermato questo scempio che pretende di non avere fine come fosse possibile giungere al centro della Terra.

Quando si cerca di affrontare  il problema, ci si scaglia contro il promotore di iniziative come quella attuale del Comune di Guidonia, che intende effettuare un monitoraggio della situazione. Ma basta questo per far scattare le proteste a comando, scenario già verificatosi in passato quando qualcuno ha semplicemente ventilato l’ipotesi di riesaminare la situazione. Si preferisce cullarsi nel lassismo degli anni passati, quando Regione Lazio, Provincia di Roma, e Comune lasciavano fare chiudendosi bene non solo gli occhi, ma tappandosi ermeticamente le orecchie, consentendo un accavallarsi dei problemi ambientali che l’estrazione ha recato.

Il ripristino del materiale asportato che dovrebbe essere a carico dei cavatori, non viene quasi mai effettuato; viene depauperata la falda acquifera con il pompaggio di 6mila litri al secondo, acqua che termina nell’Aniene, dove terminano anche i residui delle cave, con conseguente inammissibile intorpidimento delle acque ed un innalzamento dell’alveo fluviale, fenomeno che rende più frequenti le esondazioni sotto Tivoli; non va dimenticato il fenomeno della subsidenza che ha compromesso un centinaio di abitazioni, causata dal pompaggio forsennato delle acque, che ha infatti prodotto l’abbassamento della falda.

Occorre ripensare l’impiego e la destinazione dell’intera aerea, che è invece abbandonata a se stessa dopo essere stata sovrasfruttata e poi abbandonata al suo destino.