HOMEPAGE SPORT Grazie Roger per avermi fatto vivere nella tua fantastica epoca

Grazie Roger per avermi fatto vivere nella tua fantastica epoca

1248
CONDIVIDI

Si c’ero. Ero presente, nella sola e unica volta: Pete Sampras contro Roger Federer. Il passaggio del testimone, il cambio della guardia nel tennis. Due generazioni a confronto sull’erba di Wimbledon, dove l’americano vantava un record di 31 vittorie consecutive. Un ventenne svizzero interrompe in un pomeriggio sul campo centrale di Wimbledon quella fantastica striscia: è il quarto turno del torneo del 2001. Federer si fermerà ai quarti e vincerà il suo primo Wimbledon soltanto due anni dopo, ma quella partita con Sampras (lunga 5 set: 6/7 7/5 4/6 7/6 5/7) è senza’altro uno dei momenti clou della sua carriera. Una carriera che ieri pomeriggio nell’erba del campo centrale di Wimbledon ha toccato l’apice con la vittoria dell’ottavo titolo. Superati tutti. Superato anche Sampras. Un record che sarà difficilmente battibile e stabilito da una leggenda dello sport quale Roger Federer è. In ogni sport ci sono gli “Highlander” quelli che, sono difficilmente battibili, anche in età avanzata. In questo ultimi anni abbiamo avuto la fortuna di assistere alla grandezza di Totti e di Buffon nel calcio italiano e di Valentino Rossi nel mondiale di MotoGp giusto per citarne alcuni tra i più famosi e forti.

“Egli e’ un genio, vale a dire, un uomo che compie in modo superlativo e senza sforzo qualcosa che molte persone non riescono a fare neppure con il massimo impiego delle loro capacità”.

Questo è, ed è stato, Roger Federer ieri durante la sua undicesima finale sul campo centrale di Wimbledon contro Marin Cilic. Ha fatto sembrare semplice, una cosa all’apparenza (per tutti noi) straordinaria. In un’ora e mezza scarsa ha riscritto la storia dopo aver lasciato il suo nome a Wimbledon l’ultima volta nel lontano 2012 in una finale memorabile vinta contro l’eroe di casa Andy Murray. Quante battaglie negli anni su quell’erba fantastica del campo centrale, contro Nadal, contro Roddick e contro lo stesso Murray. Lui e il suo tennis che resistono al tempo e ai cambiamenti, ai nuovi materiali e alle nuove generazioni di giocatori di tennis tutto fisico e poca classe. C’è stato un momento in cui anche lui aveva quasi deciso di lasciare per dedicarsi anima e corpo alla sua famiglia: “Voglio essere un buon padre e marito. Riposare per un periodo di tempo è stata una grande decisione, e sono contento che abbia pagato perché per un secondo ci sono stati dei dubbi sul fatto che forse un giorno non potessi tornare a giocare un match sul Centre Court di Wimbledon”. Il richiamo del tennis però è stato troppo forte. Non si poteva lasciare così. I campioni non lo fanno mai. E allora eccolo di nuovo lì, nel giardino di casa sua a giocarsi una nuova finale. La battaglia di ieri, delle sette vinte in precedenza, è stata molto probabilmente la più semplice nonostante ci fosse una posta in palio pesantissima. Il record dei record. E’ stata una partita vinta contro un avversario che è sembrato imbucato alla festa del Re. Un invitato (Cilic) che si sentiva a disagio nel fare “il cattivo” della situazione. Tutti volevano e speravano in un trionfo di Roger e Cilic questo molto probabilmente l’ha pagato. Ha pagato il peso della storia. Non poteva opporsi ad essa. Tutti si sarebbero ribellati.

Una storia che è stata riscritta ancora una volta da un campione infinito e senza tempo. E’ forse il più forte atleta sportivo di tutti i tempi? Il tennista più forte di tutti i tempi? Fare paragoni è sempre difficile ed impegnativo ma il sospetto che lui lo sia è molto forte e fondato. La sua grandezza è riconosciuta a livello mondiale e raramente c’è stata così tanta attesa per un evento sportivo in tutto il mondo. Tanti indizi che quindi fanno una prova.

Io in tutto questo mi sento di dirti soltanto un “grazie” perché se ti avessi ora davanti agli occhi non riuscirei forse a dirti nient’altro. Ti farei molto probabilmente soltanto un inchino e ti direi: “Grazie Roger per avermi fatto vivere nella tua fantastica epoca”.

Massimo Papitto