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Veroli, Tre mesi dalla dipartita della Maestra Giovanna, la maestra che sfidó il Genio Civile

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Sono passati tre mesi. Un tempo piccolo, terreno, che a lei ormai non appartiene più. A dirla tutta, alla Maestra Giovanna, il tempo era una questione che non le è mai importata. Una vita vissuta tra rigore e banchi di scuola. Vicoli, rosari e famiglia. Era così la Maestra Giovanna, definirla ‘donna d’altri tempi’ sarebbe inopportuno e riduttivo. Quasi un’offesa. Quarantatre anni tra i banchi di scuola, ha visto il proseguire di generazioni e generazioni, ha insegnato come fosse una missione, ha osato più di quanto ad una donna nata nel ’31 era ‘impensabile’ osare. Combattere contro la burocrazia era roba da uomini, ma è solo grazie a lei se gli allora piccoli alunni della frazione del Crocifissero, ebbero una scuola. Una scuola vera, con classi e servizi igienici. Il Crocifisso attaccato al muro e dei banchi su cui imparare. L’edificio era pronto da tempo, ma il Genio Civile ancora non aveva dato il permesso di usufruire di quella scuola. La maestra Giovanna con i suoi allievi si erano adeguati a delle stanze sopra la Chiesetta della zona. Troppo strette, troppo inadatte per le sue lezioni che andavano ben oltre l’alfabeto, l’aritmetica e la storia.  Non era questo che lei voleva per i suoi piccoli e senza pensarci troppo una mattina con un palanchino di ferro sfondò letteralmente la porta della scuola e dietro di lei entrarono alunni e colleghi. Il coraggio di una donna, quando ancora ad una donna non era permesso di avere coraggio.  Una donna, una madre, un’insegnante che ha lasciato il segno. Sono queste le donne che fanno la storia di un popolo. Sono indispensabili alla comunità e anche se gli anni cancellano i segni dei loro passaggi terreni, le azioni restano. Come resta impressa la sua voce che cantava ai primi banchi della sua Sant’Erasmo, i suoi passi frenetici e sicuri che rimbombavano tra i vicoli. Resta il suo grande cuore sempre aperto a chi ne aveva bisogno. Resta il suo coraggio nelle sfide e la sua tenerezza davanti ad un fiore che sbocciava. Resta tutto perché è quello che ha insegnato con la sua vita, a libri chiusi e braccia aperte. Restano i suoi ultimi ricordi sbiaditi, la sua fretta di tornare a ‘casa sua’, come fosse l’ultimo rifugio. La forza di un corpo che correva mentre la mente rallentava. Ma era sempre lei, la maestra Giovanna, personaggio e persona. Maestra e guerriera. Ora, a lei il nostro pensiero, il pensiero di tutti quei verolani che l’hanno conosciuta. Ora che a ‘casa’ ci è tornata ma dalla sua casa non è mai andata via. 

Monia Lauroni