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Mostra del cinema Venezia – Con leggerezza Piuma vola sulle accuse della gente

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Secondo film italiano in Concorso, “Piuma” del regista Roan Johnson fa il suo dovere fino in fondo.

Roan nato a Londra da padre inglese e madre italiana e cresciuto a Pisa, ha molta esperienza in campo cinematografico.


 

Si vede che Roan Johnson ha scritto tanto per la televisione e per il cinema. Il suo film più conosciuto prima di questo è “Fin qui tutto bene” dove si narrava le vicende di un gruppo di stufdenti alla vigilia della conclusione della loro carriera universitaria. Ora invece andiamo un pò prima alle soglie dell’esame di maturità. Ferro (Luigi Fedele)  e Cate (Blu Yoshimi) scoprono che la ragazza è incinta e non vuole/può abortire. Entrano in gioco i genitori: Alfredo , padre di Cate, è un fallito cronico (“l’unico italiano che s’è fatto lasciare da una rumena”),  i genitori di Ferruccio detto Ferro, invece sono divisi tra l’iper protettività della madre un’ottima Michela Cescon e il padre Franco (Sergio Pierattini) stanco di dover riparare ai continui casini che combina il figlio.

Ferro è il classico ragazzo incapace di comprendere il mondo, per natura portato a minimizzare quello che gli succede attorno, anche questa gravidanza. Tant’è vero che, nonostante questa situazione, è pronto a partire per il Marocco per due mesi, appena terminato l’esame orale della maturità.L’ottima scrittura, cui hanno messo le mani oltre al regista anche Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi, Davide Lantieri, sostiene benissimo la storia strappando  risatee e applausi a scena aperta. I ragazzi, ricordiamo tra gli altri Brando Pacitto uno dei protagonisti di Braccialetti Rossi, faranno tutto il loro percorso di maturazione, i loro genitori in parte.

Il prodotto è perfetto per il pubblico e per la televisione che lo ha coprodotto, non vuole spiegare niente nè fare analisi rivoluzionarie, Un momento di riflessione traspare nella battuta di Ferro “Dalla lotta di classe siamo passati alla lotta tra generazioni, che ce posso fa’?”. Per il resto rimangono inspiegabili le poche grida di Vergogna che hanno sottolineato la fine della proiezione stampa. Magari erano le stese che ridevano a crepapelle poco prima.

Alfredo Salomone , Venezia 5/9/2016