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Mostra cinematografica di Venezia – La testardaggine delle madri

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Mildred Hayes (Frances McDormand) è stanca di aspettare che la polizia trovi chi ha violentato e bruciato la figlia. Dopo alcuni mesi decide di attaccare tre grossi manifesti all’entrata di Ebbing, Missouri, il paese dove abita, per smuovere le indagini.


 

Questo causa una serie di azioni e reazioni con lo sceriffo William Willoughby (Woody Harrelson), stimato da tutta la comunità, e il suo vice Dixon (Sam Rockwell), violento ed irascibile. Contro tutto il paese e contro tutti, dall’ex marito allo stesso ragazzo dell’agenzia pubblicitaria, Mildred prosegue la sua battaglia.

Alla fine otterrà che Dixon cambi il suo atteggiamento e passi dalla sua parte. Martin McDonagh ha scritto e diretto in maniera egregia questa tipica storia immersa nella realtà del profondo Sud degli Stati Uniti, che parla dei sentimenti della vendetta, dell’intolleranza, della mancata applicazione delle libertà civili. Però tutto è condito con giochi di parole ed umorismo che hanno strappato risate ed applausi a scena aperta, per la prima volta in questa edizione della Mostra di Venezia.

Da dimenticare il film “Una famiglia” interpretato da Micaela Ramazzotti nel ruolo di una madre costretta a partorire figli che poi il suo compagno, Vincent, francese di Parigi finito a vivere a Roma, vende a coppie sterili. Inadeguato nella scrittura e nella realizzazione, rimarrà un mistero chi e perché l’abbia selezionato per il concorso, magari a scapito di altre opere che l’avrebbero meritato.

Maria, evocante nome biblico, dovrebbe essere la Madre per antonomasia, nella sua libertà non riesce ad abbandonare, pur rifiutandola, la realtà in cui si è trovata coinvolta. Per carità di Patria tralasciamo la coppia gay che vorrebbe adottare il figlio che Maria porta in grembo “perché in Italia non è possibile. Qui non cambierà mai niente”. Salvo poi voler restituire il neonato se non passa il controllo medico. Alla faccia dello spirito genitoriale.

Sebastiano Riso, il regista, non riesce a dare una direzione alla sua opera, sovrappone realtà a metafore confonde i piani e non decide che farsene del (pessimo) materiale che ha realizzato. Peccato che l’abbia fatto anche con i nostri soldi.

Alfredo Salomone