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Matteio Renzi si prepara a lanciare in campagna elettorale l’idea di cancellare il canone Rai

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Lo scrive Repubblica, ricostruendo un vertice “segreto” svoltosi al Nazareno. La tv pubblica dovrebbe essere contestualmente liberata, secondo l’anticipazione del quotidiano, dal “tetto” sulla raccolta pubblicitaria che ne limita l’azione sul mercato a favore dei privati, ma nel periodo transitorio, per evitarne il collasso, sarebbe sostenuta da un finanziamento pubblico pari al gettito del canone.

Sulla proposta, sempre ammesso che venga poi concretizzata, la prima reazione è del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda: “Spero – scrive su Twitter – che l’idea di abolire il canone Rai sostituendolo con un finanziamento dello Stato non sia LA proposta del @pdnetwork x campagna elettorale come riportato da @repubblica. I soldi dello Stato sono i soldi dei cittadini e dunque sarebbe solo una partita (presa) di (in) giro”.

Si segnala, sul fronte del centrodestra, il commento intriso di scetticismo di Daniele Capezzone deputato di Noi con l’Italia: “La Rai – ammonisce – va privatizzata. Privatizzata. Fuori politica, partiti, soldi pubblici (sia sotto forma di canone sia sotto forma di altre elargizioni di stato, cioè sempre denaro dei contribuenti). Renzi invece in questi anni l’ha occupata.

A stretto giro di posta viene diffusa anche una nota del sindacato dei giornalisti Rai, l’Usigrai: “E puntuale come un orologio svizzero – si legge nel comunicato – parte la campagna elettorale e arriva l’attacco alla Rai. E’ un copione che si ripete anni. Segnaliamo che laddove si è abolito il canone il Servizio Pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati. Se questo è l’obiettivo basta dichiararlo apertamente”.

“Del resto – osserva l’Usigrai – è curioso che prima si mette il canone in bolletta e poi si propone di abolirlo. Vuol dire non avere idee. E infatti ogni volta che abbiamo chiesto un confronto serio su progetti, riforme, innovazione per rilanciare la Rai Servizio Pubblico, sono spariti tutti. E infatti: i limiti antitrust non si toccano, il sic non si tocca, il conflitto di interessi non si tocca, ma si attacca la Rai. Già riportata in questi anni ancor di più sotto il controllo del governo, in aperto contrasto con più sentenze della Corte costituzionale.

Invece di buttarla come sempre in rissa, sarebbe bastato ripartire dal Ddl di riforma della Rai che porta il nome dell’attuale presidente del Consiglio”.

“Ci aspettiamo una dura presa di posizione pubblica da parte dei vertici Rai. A difesa dell’autonomia e del futuro dell’azienda. E anche per ricordare che il canone in Italia è il più basso d’Europa e ormai finanzia anche le tv private locali. Il silenzio sarebbe complice. E il rifiuto di farci vedere gli atti del ricorso contro il taglio di 150 milioni assumerebbe a quel punto un suono sinistro”, conclude la nota dell’Usigrai.