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Calcio – Frosinone, Di Francesco: “Restiamo umili, manca ancora tanto all’obiettivo”

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Altra grande vittoria per il Frosinone di Eusebio Di Francesco, questa volta contro una diretta concorrente per la salvezza come il Genoa. Il tecnico ciociaro ha parlato a Radio Serie A dopo il 2-1 arrivato in extremis col gol di Monterisi: “Il calcio va avanti e si cerca sempre di trovare qualcosa di nuovo. Siccome mi hanno sempre considerato un integralista, io mi ritengo tale solo nella cultura del lavoro e credo che i ragazzi senza sacrificio e dedizione non ottengano risultati, ho avuto la fortuna di trovare un gruppo di lavoro che ogni giorno cerca di apprendere. Quando sento parlare delle mie ultime esperienze, si dice 3 anni negativi ma saranno state 30 partite in tutto. Nella vita di tutti ci sono degli errori, dei fallimenti o momenti negativi che possono essere anche motivo di crescita”.

L’obiettivo del suo Frosinone?
“Siamo a -22 dall’obiettivo, il messaggio che mando ai ragazzi è continuare a lavorare con grande umiltà, lo ripeto fino alla noia. Parlo di 40 punti per avere un riferimento. Quando giocavo io era quella la quota salvezza, anzi un anno col Piacenza ce ne vollero 42. Negli ultimi anni la quota salvezza si è abbassata, ma la guardia va tenuta sempre alta. Come con i giovani, io anche quando in conferenza stampa o nelle interviste cerco di mandare messaggi ai miei giocatori, perché devono restare sempre sul pezzo”.

La prossima a San Siro contro il Milan?
“Andremo a giocare col Milan con lo spirito che ci contraddistingue, come è stato con l’Inter. Abbiamo giocato con personalità in uno stadio in cui tanti non avevamo mai messo piede, lo spirito, la spensieratezza e l’animo devono essere quelli giusti per poter fare una grande partita. Quante volte ho rivisto il gol di Dimarco? Poche. Non riesco ancora a capire se ha calciato o tirato, ha fatto un gran gol come quello di ieri di Malinovskyi. Spesso noi allenatori cerchiamo le colpe del gol subito, in questi casi bisogna solo fare i complimenti all’avversario”.

I tanti giovani presenti in rosa?
“Far giocare i giovani non significa buttarli in campo quando magari non sono pronti, per dire ‘abbiamo fatto giocare i giovani’ e illuderli. Come in Lega Pro dove spesso si scelgono i giovani per convenienza. I giovani vanno messi in campo gradualmente, se li vedi pronti, poi è normale che ci saranno momenti in cui sbaglieranno, avranno delle fragilità. Io non faccio mai il ragionamento di farli giocare per dire che faccio giocare i giovani, ma solo se li vedo pronti e con le caratteristiche adatte al nostro gioco”.

La crescita di Soulé?
“Soulè sta facendo il percorso che magari avrebbe potuto fare un anno prima, ha potenzialità psicologiche e umane importanti oltre a quelle tecniche. E’ un ragazzo con una dedizione al lavoro incredibile, lo devo cacciare dal campo, a volte mi fa arrabbiare perché esagera, come con i dribbling. Non sa gestire le energie e si spende troppo anche in allenamento. Nel momento in cui imparerà a distinguere i momenti, a capire meglio i dove, come e quando, potrà diventare un giocatore importante. Inoltre è una spugna che ha voglia di imparare e migliorare. La strada ideale è il percorso che sta facendo Mathias, anche perché la Juve sta giocando con un sistema di gioco che non esalterebbe le sue caratteristiche, lui è bravo a giocare centro destra o esterno puro, paradossalmente per le sue caratteristiche fisiche può fare anche la mezzala ma questo vorrebbe dire allontanarlo dalla porta. La maturità a volte si raggiunge immediatamente, in altri casi ci vuole più tempo. Io sono arrivato a giocare titolare in Serie A a 26 anni, ma per me era quello il momento giusto”.

La mentalità della sua squadra?
“Nel calcio c’è una linea sottile, il calcio non è statico sulla lavagna, è dinamico. Nelle situazioni di gioco quello che conta più dei sistemi sono i principi, il modulo lo fanno più le caratteristiche dei giocatori. Monterisi? Noi lavoriamo molto in questa situazione, a volte un centrale si butta dentro, poi c’è la mentalità di questi ragazzi che cercano di vincere fino alla fine, anche in una partita complicata come ieri. L’esultanza? Non lo rimprovero per quella corsa sotto la curva, anzi mi sono messo a correre anche io. Mi è uscita un’anca mentre correvo (ride, ndr). Allenarsi con i giocatori? No, lo ritengo sbagliato. Se gioco con loro, come faccio ad osservarli?”

Quali sono gli allenatori che segue al momento?
“Ho avuto diverse chiacchierate con mister Spalletti, c’è rispetto e ritengo abbia tante competenze come allenatore. Mi piacciono tanti giovani, mi piace l’idea di calcio di Roberto De Zerbi. Zeman? Mi dispiace per il momento di difficoltà che sta attraversando, anche perché il Pescara è la mia squadra del cuore”.