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Venezia – E’ stato oggi proiettato il terzo film italiano in Concorso per il Leone d’Oro

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Bellocchio un maestro in vacanza

Distinto in due fasi narrative. L’una riferita ai tempi della caccia alle streghe con una suora posseduta dal maligno che corrompe prima un prete, poi il suo fratello

ed, alla fine, tutto il convento rappresentante del grande Potere della Chiesa, una dei temi ricorrenti nella cinematografia di Bellocchio. L’altra ai tempi odierni in cui il paese ove è ambientata la storia, Bobbio, dove da anni Bellocchio tiene una scuola di cinema, sino ad allora governato da una sorta di Comitato sotto la guida del Conte vampiro, ormai invecchiato da non ricercare nemmeno più il sangue di una Vergine, che ha provato a tenere lontano il Progresso e le sue negatività a partire dalla rete e dai social network, non riuscendoci in pieno.

L’arrivo di un truffatore accompagnato da un mafioso russo, il Potere dei Soldi, sconvolge il tran tran dell’isola felice, costruita dal Conte.

L’unica figura in grado di sconfiggere la Conservazione del Potere è la Donna, impersonificata da una giovane cameriere.

Per inseguire lei il Conte rimane colpita dalla luce del giorno e quindi si estingue come il Passato di fronte all’inarrestabile Progresso.

Come la Benedetta, la suora posseduta dal Maligno, aveva sconfitto il Potere della Chiesa anni prima.

Purtroppo vi sono delle situazioni del film che fanno scadere il giudizio sopra espresso. A partire dalla parte di storia del passato in cui due sorelle, devote e non sposate, si lanciano nel letto del giovane fratello del prete morto. Da Boccaccio fino ai fumetti degli anni 70 ci sono troppe pagine che raccontano storie simili.

Un Maestro come Bellocchio doveva evitarci simili citazioni. Così come sono poco intellegibili le canzoni alpine da Tapum a Brigata Julia

Venezia, 8/9/2015

Il nostro inviato Alfredo Salomone