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“Torneremo ad applaudire”, un messaggio incollato ai muri della Ciociaria dal teatro Comunale di Veroli

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 Un manifesto attaccato al muro con poco nastro adesivo agli angoli. Un sipario aperto a metà, dietro il nero siderale sul quale esplodono forti il logo ed i colori del Teatro Comunale di Veroli. Uno slogan di tre parole che è di per sè uno spettacolo a lieto fine “Torneremo ad applaudire”. Già, torneremo ad applaudire come torneremo a respirare, a sognare, a programmare, ad abbracciare, a vivere. Perchè il teatro è vita. E la vita in fondo non è altro che una messa in scena in cui puoi scegliere se fare la parte del pubblico o del protagonista. Enrico Quadrozzi e Fabrizio Bellacosa dell’Associazione Duecento22 – Arti e Spettacolo, soffio vitale del teatro ernico, il loro ruolo lo hanno scelto, insieme al palcoscenico su cui esibire il varietà ad atto unico della forza, del coraggio e della tenacia. Il messaggio è forte, chiaro ed altamente simbolico: noi, gente di teatro non ci arrendiamo. Una speranza sostenuta dal lavoro fatto in questi mesi, durante i quali il Teatro ernico si è adeguato alle normative con investimenti in sicurezza, sanificazioni costanti, strumenti di protezione personale ed un cartellone stagionale di grana finissima per creare un luogo sicuro e al contempo altamente emozionale. Non è finita, è solo rinviata. Intanto soffermiamoci su quei manifesti, poche lettere che affiorano quasi naturalmente, palesandosi e trovando parole che oggi per paura non si sanno dire e a quelle stesse aggiungono altro. Stanchi e sfatti da questi mesi chiusi in scatola in cui siamo giunti ad una esasperazione delle opinioni, delle speranze e a una loro implosione, abbiamo a più riprese sperato in una collettiva afasia solo almeno per ottenere ciò che ci è più mancato nonostante tutto fosse spento, e cioè il silenzio. Il silenzio della gente. Il silenzio dalla gente. Tuttavia siamo stati capaci di superare l’asfissiante refrain del “già detto”, “già fatto” e “già pensato”, siamo sopravvissuti all’overdose di retorica, siamo andati oltre l’impossibile e siamo, decisamente, sopravvissuti. Occhi a quel manifesto, che parla ma non fa rumore: Il Teatro di Veroli contimuerà a vivere, Veroli continuerà a vivere e malgrado tutto noi apparteniamo a questa comunità, e non solo i nostri vulnerabili corpi, ma anche i nostri cuori poggiano lì, su quelle poltrone che un po’ ci appartengono. Anche nella sua violenta bellezza vuota, quando il sipario è calato. Grazie ragazzi, “Torneremo ad applaudire” e torneremo a farlo insieme.

Monia Lauroni