HOMEPAGE CRONACA Sora, vandali “giocano” con un estintore e fanno i bisogni in centro

Sora, vandali “giocano” con un estintore e fanno i bisogni in centro

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 Non cessa l’assedio notturno dei vandali al centro storico di Sora, anzi, va in tragico ed incivile “upgrade” con un gruppo di poco raccomandabili esponenti del cosiddetto “popolo della notte”, che non solo lascia il solito carico di rifiuti per strada, ma “gioca” con un estintore preso da una palazzina e fa addirittura i bisogni a terra. Ecco, fin qui lo storico risicato, quello che una volta si chiamava il “lead”. Ora, diciamocelo chiaramente, c’erano due modi per affrontare questo pezzo: quello “di servizio” con l’enunciazione diligente del fatto e con il virgolettato finale di qualche residente condannato a diventare idrofobo e l’altro. E dato che una prima segnalazione secondo il modo “ortodosso” era stata già fatta proprio su queste pagine senza che, anche a far la tara ad un pezzo non letto, una sola voce istituzionale si alzasse quanto meno a promettere il 100% di impegno mantenendone poi il canonico 25/30%, allora è l’altro modo che qui prende il sopravvento. Le invettive non sono mai cosa grata: non lo sono perché non nobilitano chi ne è destinatario ma soprattutto danno scarsissima polpa etica a chi le fa. Sembra un paradosso ma è così: affrontare una questione “di pancia e di spleen” invece che con l’algida professionalità e il disincanto di quelli “studiati” non dà punteggi e non fa curriculum. Però dato che qui in ballo ci sono la salute, il decoro, la tranquillità e perfino l’incolumità dei residenti di Sora che sacramentano alle spalle della chiesa di San Bartolomeo o tra i vicoli di via Cittadella allora uscire dai cosiddetti gangheri sarà anche improduttivo ma è giusto. E le cose giuste non si calcolano, semplicemente si fanno. Ed è nel nome della giustizia che qui si invoca la norma e la presenza attiva e fattuale di chi ha ricevuto mandato ad incarnarla, vale a dire la giunta del primo cittadino in carica Luca Di Stefano. Vede signor sindaco, ci sono le grandi questioni sistemiche su cui la logorrea elettorale e la loquela a mission compiuta potranno anche funzionare; un problema di “ampio respiro” lo puoi sempre affrontare con le argomentazioni alte, profonde, calzanti e con il marchio di una elusività che della politica purtroppo è cardine inossidabile. Poi però ci sono le faccende di polpa, quelle in cui l’oggetto non sono i massimi sistemi ma la “monnezza” in strada, gli schiamazzi, l’abbrutimento sociale, mucchi di roba calda e marrò in strada e la sicurezza dei cittadini. E lì, caro sindaco, barare non paga. Lì la sola cosa a pagare è agire assumendosene la responsabilità o non agire accettandone le conseguenze pubblicistiche e politiche. E siccome i residenti ostaggio della movida barbara l’hanno interpellata più volte lei non può invocare neanche il beneficio dell’ignoranza che, peraltro, non è nel novero delle cose invocabili da chi è chiamato a pubbliche responsabilità. Studi con le forze dell’ordine, con la Polizia Municipale, con il titolare di delega, con gli Avengers o con il Settimo Cavalleggeri una soluzione immediata, fattuale ed empirica del problema e se ne prenda la gloria modica di un servizio reso. Continui a “non far nulla” (vigolettiamo ché non abbiamo prova provata della sua conoscenza assoluta del problema) e si prenda le cambiali etiche di una cecità a cui fino a prova contraria nessuno crede, neanche chi scrive. Fino a prova contraria.

Monia Lauroni