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Fiuggi nel progetto di Terapia Forestale firmato CAI e CNR: intervista al presidente CAI Sez.Alatri

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La Terapia Forestale è una particolare pratica di medicina preventiva nata in Giappone negli anni ’80. Proprio qui, infatti, la presenza di molte foreste è stata sfruttata per fuggire dal cosiddetto fenomeno dello “tsukin jikogu”: “l’inferno del pendolare”. Ad oggi questa pratica è molto diffusa a livello mondiale e anche qui in Italia è nato un progetto di ricerca promosso dal CAI (Club Alpino Italiano) e dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) che punta a riconoscerla come terapia medica. In particolare la Terapia Forestale aiuterebbe a prevenire e curare gli effetti dello stress e dell’ansia, nonché a rafforzare il sistema immunitario.

Tra i siti in cui viene promosso questo progetto di ricerca, anche la cittadina di Fiuggi ha ottenuto il riconoscimento di Stazione di Terapia Forestale, riuscendo così ad incrementare la sua offerta a favore del benessere psico-fisico. Iniziata lo scorso luglio, questa pratica si aggiunge, quindi, non solo all’Acqua Fiuggi e alle storiche terme, ma anche alle escursioni accompagnate, ai quasi 100 km di sentieri, le attività di fitness che si svolgono alla Fonte Anticolana e al patrimonio artistico e culturale arricchito da poco con la Street Art nel centro storico.

Per capire meglio cos’è la Terapia Forestale e il ruolo di Fiuggi nel progetto nazionale promosso dal CAI e dal CNR, in una soleggiata mattinata di fine settembre abbiamo incontrato il presidente del CAI – Sezione di Alatri Silvio Campoli nella sede alatrense, in compagnia dell’ex presidente CAI – Gruppo Regionale Lazio Luigi Scerrato.

La cittadina termale di Fiuggi è stata inserita nel progetto nazionale del CAI e riconosciuta come Stazione di Terapia Forestale. Ci può spiegare nel dettaglio questo progetto?

L’obiettivo del progetto – che è promosso dal Comitato Tecnico Scientifico del CAI con il Vicepresidente Giovanni Margheritini e dal Gruppo di Ricerca del CNR con i dottori Francesco Meneguzzo e la dott.ssa Federica Zabini che fanno capo all’Istituto per la BioEconomia del CNR – corrisponde all’avvio di una ricerca i cui dati comporranno un dossier medico e scientifico da presentare al Ministero della Sanità per il riconoscimento della Terapia Forestale quale metodo di cura per le persone.
Se consideriamo che in questo momento nel Mondo ci sono già dei Paesi che hanno questo tipo di riconoscimento nella cura di malattie da stress psicofisico e prevenzione di malattie oncologiche, possiamo dire che il progetto ha un obiettivo alto.
Il Giappone è stato l’apripista di questa tipologia di studi, seguito da Nuova Zelanda, Canada e altri Paesi che man mano si stanno attrezzando. In Italia la situazione è stata presa in mano dal CAI e dal CNR e ad oggi abbiamo trentuno luoghi di studio inseriti nel progetto e in cui, quindi, è stata attivata la Terapia Forestale. Diciotto di questi – tra cui Fiuggi – sono gestiti dal CAI, mentre gli altri fanno capo al CNR. Stando al progetto, poi, dopo ogni seduta si svolgono delle indagini sui partecipanti, i quali vengono sottoposti a delle specifiche domande. Ad esempio, nella prima seduta di Terapia Forestale che ha avuto luogo a Fiuggi abbiamo registrato quarantotto partecipanti. Questo numero ci rende fortemente orgogliosi poiché, se calcoliamo che per presentare il dossier di ricerca al Ministero occorrerebbe un minimo di duecento partecipanti e, solo a Fiuggi abbiamo registrato un numero così alto, siamo sicuramente sulla buona strada per effettuare una buona ricerca.
Come CAI – sezione di Alatri mi sento di dire, dunque, che siamo molto orgogliosi di essere entrati a far parte di questo meccanismo così affascinante.

In molti Paesi, quindi, è stato provato scientificamente che camminare ed immergersi nei boschi ha un effetto terapeutico importantissimo su ansia, stress e rafforzamento delle difese immunitarie. Come si svolge nello specifico la Terapia Forestale e che titolo ha chi accompagna i partecipanti in queste sedute?

La Terapia Forestale non è una semplice passeggiata nei boschi. Essa, infatti, avviene attraverso la sollecitazione e l’utilizzo di quattro sensi: la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto.
Ogni seduta deve avere un tempo minimo di due ore e – stando a quanto indicato dai ricercatori – apporta degli effetti benefici fino a quattro o cinque giorni dopo. In queste due ore gli accompagnatori, seguendo le indicazioni degli psicologi sfruttano una determinata tempistica di circa un quarto d’ora per la sollecitazione di ogni senso. Si inizia dall’esercizio della vista su specifici aspetti naturali del bosco, si impara a starvi dentro. Successivamente viene sollecitato l’udito e poi il tatto. In questo caso, ad esempio, tra le varie attività si pratica l’abbraccio agli alberi. Per finire, si passa alla sollecitazione dell’olfatto attraverso dei precisi esercizi di respirazione.
Per quanto riguarda il titolo necessario che deve avere un accompagnatore di Terapia Forestale ed essere, così, in linea con il progetto, noi abbiamo dovuto formare due psicologhe, una che fa capo al Comune di Fiuggi e l’altra al CAI. Abbiamo formato, poi, dieci accompagnatori che durante le sedute sono tenuti a rispettare tutte le indicazioni fornite loro dagli psicologi. Durante le sedute di Foresta Terapia, quindi, gli operatori e gli psicologi alternano delle brevi camminate a frequenti soste in cui si sollecita la connessione dei sensi con l’ambiente e vengono inalate delle preziose sostanze (composti organici volatili biogenici, detti BVOC) che vengono emesse dalle piante e dal suolo forestale.

Ci racconti di Fiuggi. Come mai la cittadina termale è entrata a far parte di questo prezioso progetto?

Innanzitutto vorrei che venisse messo in risalto l’aspetto naturalistico importante dei nostri boschi. Non solo quelli di Fiuggi ma quelli di tutta la zona ernica. Abbiamo una ricchezza inestimabile da questo punto di vista perché, qui, si uniscono specie arboree dalla memoria antica come il Leccio a specie più recenti. In particolare Fiuggi, che è l’oggetto di questo progetto di studio, ha la fortuna di avere un bosco che da oltre vent’anni vive una condizione di pura naturalità. Questo bosco è fatto di castagni, lecci, pini neri, pini rossi e farnie. Parliamo di piante dal valore inestimabile perché, come testimoniato dai nostri “nasi elettronici”, attraverso le loro foglie rilasciano quelle sostanze preziose di cui accennavamo prima, che hanno il potere di intervenire sul sistema immunitario innato della persona. Attraverso un buon contatto con la natura queste sostanze, quindi,fanno in modo che la nostra memoria genetica si attivi, ci difendadal punto di vista medico e svolga una funzione di cura e prevenzione delle malattie da stress e ansia.
A Fiuggi, prima dell’inizio del progetto, i ricercatori del CNR hanno svolto per tre giorni un monitoraggio costante del bosco, constatando che i valori di tutte queste sostanze sono ottimali per l’avvio della Terapia Forestale. In questi tre giorni, poi, si sono impegnati nella formazione di psicologi e accompagnatori.

Quali sono nello specifico i luoghi selezionati e che fanno parte del percorso in cui si svolgono le sedute di Terapia Forestale a Fiuggi?

Nella cittadina termale le sedute di Terapia Forestale si svolgono attorno alla Fonte Anticolana. Parliamo di 3,8 Km di percorso comodo e pianeggiante tra la Zona Speciale di Conservazione “Castagneti di Fiuggi” e del parco termale “Fonte Anticolana” che viene attraversato in circa due ore e mezza.
Lungo il percorso, oltre le specie arboree già citate, è presente quel suolo tufaceo che rende l’acqua di Fiuggi così “miracolosa”.
Voglio anche aggiungere che, avere un bosco così incontaminato è un beneficio che giova sicuramente all’offerta turistica della città. Non solo l’acqua, ma anche la Terapia Forestale deve apportare maggiore consapevolezza dell’importante patrimonio naturalistico di cui giova la cittadina.
Per sapere come partecipare ad una seduta di Terapia Forestale è possibile consultare il sito internet fiuggiturismo.com. Oltre le informazioni e i numeri dedicati, sul sito è presente una sezione specifica per la prenotazione.

Oltre al progetto di Terapia Forestale a Fiuggi ci sono altri progetti che – come sezione CAI – state portando avanti?

Al momento stiamo sviluppando un progetto che comprende il territorio di Vico nel Lazio e che verrà presentato a metà ottobre. Con la collaborazione del Comune di Vico nel Lazio, il GAL (Gruppo di Azione Locale) e la Regione Lazio, questo progetto ha come punto focale le cosiddette “Cone di Vico”, piccole cappelle religiose sparse lungo il territorio. Esse hanno una certa importanza dal punto di vista architettonico e risalgono a circa l’anno 1000 d.C. Alcune, poi, sono state costruite su vasi di espansione dell’acquedotto di Betilieno Varo che portava l’acqua da Guarcino ad Alatri nel 200 a.C. Con l’emersione di nuovi elementi archeologici, questo progetto rientra in quello più ampio di promozione territoriale che, partendo da aspetti culturali e storici confluisce con quelli legati alle tradizioni e all’ambiente.
Come CAI, quindi, i nostri progetti non mirano soltanto alla salvaguardia e promozione dell’ambiente, ma anche alla promozione territoriale in senso più ampio. Negli scorsi anni, ad esempio, abbiamo promosso e avviato anche il progetto “Cristo degli Ernici” con il quale, attraversando specifici sentieri naturalistici che arrivano al centro dei Monti Ernici, siamo andati alla scoperta del territorio da un punto di vista anche storico e culturale.
Siamo molto orgogliosi dei nostri progetti e di poter dire che essi non mirano solo a vivere la montagna in sicurezza. Tenendo molto alla valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale, oltre che naturale, speriamo di lasciare qualcosa di positivo alle nuove generazioni. E perché no?! Crediamo molto che quello che oggi avviene in Regioni come il Trentino Alto Adige o la Toscana in ambito turistico, possa avvenire anche qui nel Centro Lazio poiché ancora non è mai avvenuto.

Elisa Rossi