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Luoghi dell’anima: Guarcino di monti, eremi e acque pure

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Monti Ernici, fitte faggete ed eremi solitari.
Luoghi nascosti che solo attraverso passi lenti e voglia di scoperta si svelano, distanti dalla frenesia quotidiana di automobili in corsa verso l’era del post modernismo.
Quindi scarponi ai piedi e gambe in spalla, la lentezza è una conquista che si raggiunge camminando respirando.

Siamo a Guarcino, provincia di Frosinone, luogo dell’amaretto e delle verdi e fresche acque dei Monti Ernici. Dapprima si sale attraverso una strada che si inerpica poco prima di arrivare nel borgo, ma una visita nel centro di Guarcino è fortemente consigliata, poiché vagare per i vicoli di questo grazioso borgo ernico è un viaggio nel tempo che riporta ad atmosfere medievali. Consigliata una sosta in una delle tante pasticcerie che producono il prelibato amaretto di Guarcino.

L’eremo di Sant’Agnello e di San Luca si raggiungono percorrendo la medesima via. Luoghi cari ai guarcinesi, soprattutto il primo – meta di pellegrinaggio – il quale vide la popolazione locale rifugiarvisi per sfuggire alla furia della seconda guerra mondiale.
Prima di giungervi una fontana richiama l’accaldato esploratore ad assaporare l’acqua fresca delle sorgenti poco distanti. Ameno e posto su rocce strapiombanti dall’eremo di Sant’Agnello si apprezza la vista della valle. E il cuore fa il pieno di bellezza, riempire i polmoni qui è un lusso che non conosce sazietà.
Ancora una breve sosta per visitare la grotta che fu giaciglio di Sant’Agnello prima di tornare indietro e prendere il sentiero che ci condurrà alle sorgenti del Cosa, fiume che nasce puro dalle pendici della Monna a 1185 m, e poi incontra la valle, le industrie e infine il Fiume Sacco.

Una storia travagliata, difficile, quella del Cosa. Di acqua che nasce pura, libera e dissetante e scorrendo si trasforma mutando di colore e forse forma, fino a essere resa irriconoscibile dal suo cammino senza freni.
Eppure al principio è vita, al principio è freschezza naturale purezza.
La faggeta sotto cui scorre il Cosa è fitta e scherma il sole, eppure le fronde non si toccano mai. Alzando gli occhi al cielo ve ne accorgerete, come dinanzi a una tela impressionista tra strappi di verde e luci e ombre.
Cascatelle tuffandosi in insenature di roccia creano pozze d’acqua fresca entro cui bagnarsi. E qui i giovani guarcinesi leniscono il caldo estivo, non di rado incontrerete persone a fare il bagno con tanto di costume.

Si sale e tutta la risalita emoziona, resa avventurosa da un passaggio con corda per aiutarsi e diversi guadi mai troppo impegnativi.
E poi sempre lungo il fiume, tra scrosci rinfrancanti. Il giovane fiume salta e si muove con velocità, sinuoso guida il passo alla risalita. Ed è così lontano il piano, così distante la valle là dove ormai stanco perderà la via dei boschi e si getterà in letti più ampi dove perderà la sua natura carico delle nostalgie di un’infanzia perduta tra boschi e montagne.
Ma a noi il Cosa piace pensarlo così ancora giovane, tumultuoso e senza padroni.

Alex Vigliani Guida AIGAE