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L’Officina Culturale della Regione Lazio “Casa d’arte” di Errare Persona porterà in scena due spettacoli, per adulti e per bambini, nell’ambito delle iniziative della Giornata della Memoria

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“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”. Così recitano gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000, definendo così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria, dal 2005 ricorrenza internazionale così come stabilito da una risoluzione delle Nazioni unite. L’Officina Culturale della Regione Lazio “Casa d’arte” di Errare Persona parteciperà alle iniziative volte a commemorare le vittime dell’Olocausto attraverso la messa in scena di due spettacoli, rivolti a adulti e a bambini, i prossimi 29 e 31 gennaio, a Frosinone, all’auditorium Colapietro, realizzati con il patrocinio di Anei, Associazione Nazionale Ex Internati Militari con sede presso la “Casa della Memoria” di Roma, in collaborazione con la Compagnia Acta Fabula di Parigi, entrambi inseriti nel progetto di teatro civile “Racconta la Guerra”. Giovedì 29, nell’ambito della rassegna “Nuovi linguaggi”, alle 21.00, sarà la volta di “Nòstos – ritorno, Storia di donne sopravvissute ai totalitarismi a passo di danza”; drammaturgia e regia di Damiana Leone, con Damiana Leone e Barbara Mangano; musiche di Kurt Weill. Lo spettacolo, ispirato a una storia vera (punto di riferimento della drammaturgia sono infatti le memorie di Helen Lewis), parte da Praga, nel 1989: un esilio durato vent’anni, l’incontro tra due sorelle, la forza dell’arte, l’orrore della guerra si intrecciano in una narrazione che vedrà le due sorelle ripercorrere la terribile storia di sopravvivenza a passo di danza della madre. Sabato 31 gennaio, alle 17.30, per la rassegna “Il teatro dei piccoli” sarà invece portato in scena “Le Carlottine”, spettacolo rivolto ai bambini da 7 a 13 anni, tratto da Elsa Morante; di e con Damiana Leone e Barbara Mangano. Carlottina è sia una bimba ariana nella Germania nazista sia una cara amica con cui gioca sempre. Le due Carlottine si divertono ad interpretare la realtà a modo loro… Lo spettacolo spiega ai bambini in modo giocoso come poteva non avvenire l’Olocausto e quello che invece è successo. www.errarepersona.it.

Nòstos, sinossi: Praga 1989. Una donna torna nella sua patria dopo un esilio durato vent’anni, è una nota ballerina boema fuggita a Parigi dopo la Primavera di Praga del 1968. Appena tornata ritrova sua sorella che ha preferito abbandonare la carriera di cantante pur di non lasciare la propria terra.

L’incontro mette in luce cosa rappresenti essere esule e cosa non esserlo, fa emergere verità mai confessate fino ad un viaggio a ritroso nella coscienza delle due donne.  Entrambe avevano vissuto nell’unica impalpabile eredità lasciata loro dalla madre, ballerina ebrea sopravvissuta ai Lager: il ballo e la musica.

Ripercorrere la terribile storia di sopravvivenza a passo di danza della madre, le aiuterà a stabilire la giusta relazione tra gli eventi e ad affrontare la vita da vittime dei grandi totalitarismi del ‘900.

Emerge così una realtà finora poco conosciuta come quella degli spettacoli nei Lager che venivano realizzati dai deportati stessi per gli aguzzini. Emblema di un orrore che si consumava, quelle rappresentazioni fungevano da violenza psicologica e propaganda anti-ebraica. Lager degli artisti era infatti definito il castello di Terezin, vicino Praga, in cui le nostre protagoniste animavano le serate con i più importanti artisti ebrei dell’epoca; ma il lager era anche tristemente noto per essere il lager dei bambini.

 

Allora l’inferno diventava una pantomima crudele, in cui gli artisti, usati come i pagliacci dei nazisti, avevano il triste privilegio di morire almeno con la loro identità, danzando e cantando come in una danza macabra. La più grande libertà è dunque quella dell’arte che permette all’essere umano di essere ancora più umano e all’esule di avere come patria solo il suo cuore.

Si, perché l’esule rimane tale anche quando ritorna in patria, rimane tale anche quando ritrova la libertà, perché l’essenza della sua vita è rimasta nel tempo del suo esilio. Ma se è un artista il suo tesoro è nella sua arte.

Le Carlottine, sinossi: Carlottina e Carlottina giocano sempre insieme e si divertono ad interpretare la realtà a modo loro: così il termine ariani per loro diventa “pieni di aria o quelli che fanno le puzzette”, Il Führer diventa Furio perché è sempre arrabbiato e Benito Mussolini diventa Bonito perché è convinto di essere bellissimo. Quando Carlotta è costretta da ebrea a portare la stella gialla, Carlottina escogita un piano per salvare la sua amica e il mondo, riempiendolo di stelle gialle.

Carlottina è un piccolo personaggio inventato da Elsa Morante, di cui  si è scritto: “La Carlottina è un romanzo d’avventure e d’amore (regolarmente diviso in parti e capitoli dove i personaggi protagonisti riappaiono sotto diversi travestimenti). È un poema epico-lirico-didascalico in versi sciolti e ritmati, regolari e irregolari. È un’autobiografia. È un memoriale. È un manifesto. È un balletto. È una tragedia. È una commedia. È un madrigale. È un documentario a colori. È un fumetto. È una chiave magica. È un sistema filosofico-sociale… Insomma, è un libro”. Ma la cosa che desta un grande interesse nell’incontrare questo personaggio, è il modo assolutamente puro e fanciullesco con cui l’autrice riesce a parlare dei “felici pochi”, cioè degli ultimi, dei disgraziati, delle vittime. E tra le vittime non potevano mancare quelle dell’Olocausto, di cui parla con la dolcezza dei bambini dotati di quella sana incoscienza nel comprendere le grandi tragedie che gli adulti purtroppo non hanno.

Abbiamo selezionato e musicato le ballate che parlano direttamente delle vittime dei lager come se a parlarne fossero da una lato le anime di quei morti, dall’altro dei bambini per cui le stelle gialle erano stelle del cielo. Lo spettacolo quindi spiega ai bambini in modo giocoso come poteva non avvenire l’Olocausto e quello che invece è successo.

Le immagini proiettate durante lo spettacolo sono copie dei disegni originali degli internati del  lager di Terenzin detto il Lager dei bambini, su cui la compagnia ha fatto un lavoro di ricerca che confluisce anche in questo lavoro. (Foto di Gioia Onorati)