HOMEPAGE CRONACA La baracca costruita sull’anfiteatro di Paestum

La baracca costruita sull’anfiteatro di Paestum

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Cosa ci fa una baracca in stato di vendita su un antico anfiteatro di epoca romana? Non è l’inizio di una barzelletta, ma l’assurda vicenda che ha coinvolto le rovine di Paestum. Qui, infatti, è stata edificata sopra i resti dell’anfiteatro una casupola in evidente stato di degrado, che si trova in vendita, nonostante la posizione più che discutibile e i vincoli legali che l’immobile di conseguenza possiede. La storia di come ci sia finita questa casa nel bel mezzo di un tesoro archeologico risale al 1829, quando a Raffaele Petrilli, un ingegnere, venne commissionata la Tirrena inferiore, una strada che partiva da Salerno per arrivare giù in Calabria. Nella progettazione della strada, però, per non scomodare un residente che aveva la propria abitazione nei pressi dei resti archeologici, demolì la Porta Aurea e tagliò in due l’anfiteatro e il Foro. Il risultato che scaturì da questo vandalismo autorizzato, fu che tutta la zona archeologica orientale venne letteralmente invasa da case, ville, trattorie, pizzerie, gelaterie e negozi, diventando un agglomerato urbano. Oggi, la proprietà della strada, ormai inutilizzata, è del Comune, che purtroppo di fronte al danno archeologico e storico può fare ben poco. L’unico ente che potrebbe intervenire, anzi avrebbe il dovere d’intervento, con un piano di demolizione del rudere e restauro dell’area, per quanto è possibile, è lo Stato. Il colmo dell’intera vicenda è che i soldi per un intervento ci sono, sono stati stanziati 38 milioni di euro, 20 dal Ministero dei Beni Culturali e 18 da un fondo europeo. Siccome ci troviamo in Italia, dove la burocrazia è diventata un nemico del cittadino e del decoro pubblico, quei soldi non possono essere finalizzati all’acquisto della baracca, perché non è previsto nelle tabelle del finanziamento, nei capitoli di spesa. Questa è una nuova figura vergognosa delle istituzioni nei confronti di quello a cui nel resto del mondo verrebbe attribuito il giusto valore.

Andrea Petricca