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Giovanni Fontana, il poeta sonoro

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Neoavanguardista e inventore della poesia pre-testuale, ciociaro DOC conosciuto e stimato in tutto il mondo per le sue performances multi-linguaggio.

Giovanni Fontana è nato a Frosinone nel 1946 ma risiede ad Alatri dove svolge la professione di architetto e, soprattutto, dove ha trovato l’amore, Giovanna, compagna di vita, collaboratrice e musa ispiratrice. La figura e l’opera di Fontana sono riconosciute universalmente tanto la versatilità del poeta sonoro è riuscita a imporsi con talento e genio creativo in vasti campi della cultura e dell’arte. Da giovanissimo accanto agli studi di architettura lo troviamo attento ai lavori del mitico Gruppo ’63 e allo studio approfondito degli avanguardisti e novatori di inizio secolo. Da lì a poco sarà chiaro nella sua mente il progetto per le famose performances poetiche. Cominciano a dare buoni frutti le collaborazioni con Adriano Spatola, anch’egli attivo nel Gruppo ’63. Fondando La Taverna di Auerbach con contributi di poeti e artisti internazionali, Fontana rende esplicito ancor più il proprio sperimentalismo. Alla rivista collaborano tra gli altri Raffaele Manica, Tarcisio Tarquini, Luca Salvadori e Gualberto Alvino, ma vi trovano spazio anche traduzioni libere dal latino e greco di Giovanni Quadrozzi e altri conterranei. Il Nostro è un fiume in piena: mette a punto la teoria della Poesia pre-testuale aperta all’interdisciplinarietà, che si realizza nella performance attiva e recitante con inserimenti di diversi linguaggi visivi, sonori e gestuali. La magica poesia teatrale di Giovanni Fontana nella convenzionale divisione tra “figli di Brecht e nipoti di Artaud” appartiene senza dubbio agli artaudiani che molto hanno dato in campi sin allora inesplorati: la phonè e il teatro metafisico di Carmelo Bene, il gesto vocale oltre la musica e il teatro, la vocalità come profezia si ritrovano originalmente fusi in Fontana. Così che ogni performance esce sia dalla pagina che dalla scrittura, fuori pentagramma. Nel capolavoro “Chorus. Romanzo per voci a battuta libera” il Nostro sperimenta il gioco delle voci anche in “prosa” con risultati di lettura e d’ascolto affascinanti e sconvolgenti. Numerosissime anche le mostre personali di arte visiva allestite in tutto il mondo. L’ultima grande fatica che ricordo risale al 2011 quando scrisse il testo dell’opera “Elegia per l’Italia” di Ennio Morricone per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ma oggi come allora siamo sicuri che molte altre brillanti sorprese ci aspettano da questo illustre figlio della nostra terra.

Patrizio Minnucci