HOMEPAGE CULTURA Giotto, il genio pittorico purtroppo non “visto” in Alatri

Giotto, il genio pittorico purtroppo non “visto” in Alatri

725
CONDIVIDI

Molti anni fa ed anche recentemente alcuni studiosi hanno inserito Giotto tra gli artisti di Alatri. Il pittore avrebbe soggiornato e lavorato nella città ernica, secondo costoro, e lasciato un segno della sua arte in un quadro nella Chiesa di Santa Maria Maggiore.

Ahinoi, ciò non è mai accaduto, però vogliamo ricordare il grande genio perchè lo merita, eccome.

L’intuizione delle novità rivoluzionarie del linguaggio pittorico di Giotto sono assai precoci e la sua fama circola tra i contemporanei. La prima menzione della grandezza di Giotto si ha addirittura con Dante nella ben nota terzina dell’XI canto del Purgatorio, dove emerge con chiarezza la superiorità del giovane maestro rispetto al grande Cimabue e quindi, si può dire, il salto generazionale tra la vecchia e la nuova maniera.

Appena più tardi, il Villani e poi il Cennini definiscono meglio la rivoluzione del linguaggio giottesco parlando del pittore come di colui che “rimutò l’arte dal greco al latino, e la ridusse al moderno”. Il che significava e significa che Giotto per primo in pittura si liberò della tradizione degli artisti della generazione precedente, in un percorso che diventa sempre più moderno avvicinandosi allo stile gotico.

Il pittore si allontana dagli artisti legati alla tradizione bizantina, sia pure tradotta e interpretata variamente e anche con esiti altissimi, per un linguaggio di sapore nuovo inteso come moderno, che semmai aveva come paralleli la scultura di Nicola e poi di Giovanni Pisano.

Giotto organizza uno spazio reale, che si fa sempre più preciso e ampio, con parti che anticipano le regole della prospettiva. Una spazialità che gli consente di dipingere paesaggi e ambienti precisamente misurati, nei quali vivono i suoi personaggi. E questi personaggi sono possenti figure che si presentano come statue dipinte, create da un deciso e preciso segno di contorno, che costituisce il volume grazie al chiaroscuro, cioè all’intuizione geniale che sia la luce reale – osservata e studiata di volta in volta in rapporto all’architettura reale – a dare forma e corpo alle raffigurazioni.

Lo studio delle opere di Giotto non è nostro compito, ed è stato già esaurientemente realizzato dagli storici dell’arte, a noi interessa solo la figura del genio medievale che il pittore impersona.

Patrizio Minnucci