HOMEPAGE CRONACA Dissesto idrogeologico, anche la Provincia di Frosinone è a rischio

Dissesto idrogeologico, anche la Provincia di Frosinone è a rischio

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Guardare alle tragiche notizie che hanno coinvolto l’Isola di Ischia lo scorso 27 novembre non può che riaccendere i riflettori sul rischio idrogeologico italiano. Una problematica di cui esiste da sempre consapevolezza ma per la quale, alla luce dei fatti, è stato fatto ben poco per arginarla.

Qual è la situazione, non solo in Italia, ma anche nella Provincia di Frosinone? Quanto sono rilevanti i rischi in questo territorio?

Secondo l’ultimo rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) del 2021: “Dissesto idrogeologico in Italia – pericolosità e indicatori di rischio”, il 94% dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera e più di 8 milioni di abitanti risiedono in aree ad alta pericolosità.

Al fine di aggiornare la mosaicatura nazionale sul rischio idrogeologico, i dati analizzati dell’ISPRA sono stati richiesti alle Autorità di Bacino Distrettuali e delle Province Autonome di Trento e Bolzano nel periodo tra il novembre 2020 e settembre 2021 e sono stati omogeneizzati utilizzando la classificazione a 5 della pericolosità del PAI (Piano Assetto Idrogeologico): P4 (molto elevata), P3 (elevata), P2 (media), P1 (moderata) e AA (Aree di attenzione).

Contando complessivamente tutte le aree, in Italia il 20% del territorio è a rischio (60.481 km²) idrogeologico. Il 3,1% appartiene alla classe P4 (9.495 km²), il 5,6% alla classe P3 (16.891 km²), il 4,8% alla classe P2 (14.551 km²), il 4,2% alla classe P1 (12.556 km²) e il 2,3% alla classe AA (6.988 km²).

La Regione Lazio ha rispettivamente 733,5 km² (su 17.232 km² totali) di superficie che si trova ad un rischio molto elevato, 211,4 km² ad un rischio elevato, 117,6 km² ad un rischio medio, 57,5 km² ad un rischio moderato e 1.421.6 km² come area di attenzione.
Come per tutte le altre Regioni, il rischio è stato classificato anche in base all’estensione del territorio montano-collinare (quello che è generalmente più interessato da fenomeni franosi). Stando a questo, le Regioni più interessate dal rischio di frana sono la Valle d’Aosta, La Provincia di Trento, la Campania, la Liguria e la Toscana. Ma non va sottovalutato che anche l’Abruzzo, la Sardegna, il Piemonte e il Molise hanno molte superfici con pericolosità P3 e P4.

Sempre secondo il rapporto, rispetto al 2017, nel 2021 la situazione del Lazio è leggermente migliorata e si registra una piccola regressione di -1,3% di rischio.

Ma arriviamo alla Provincia di Frosinone. Qui, su un’area territoriale complessiva di 3.247 km², 467,7 km² appartengono alla classe di pericolosità molto elevata, 13,8 km² alla classe di pericolosità elevata, 53,9 km² alla classe media, 28 km² alla classe moderata e 901 km² all’area di attenzione. Sommando le zone P4 alle zone P3 risulta che il 14,8% del territorio provinciale presentano un rischio considerevole di dissesto idrogeologico.
Fino al 2018, considerando i dati dell’ISPRA analizzati dall’ISTAT, circa 34.000 residenti del frusinate vivevano in aree a rischio frana. Tale studio, oltre che la morfologia del territorio ha tenuto conto anche della tipologia di costruzione degli immobili: circa l’80% delle abitazioni è stato costruito più di 40 anni fa.

Dei circa 34.000 residenti in queste aree a rischio, a Cassino se ne contano 2.498 che vivono in una zona di classe P4, a Piedimonte San Germano 2.300, a Sora 2.227, ad Alatri 1.843, a Veroli 1.748, a Fiuggi 1.610, a San Donato Val di Comino 1.481, a Cervaro 1.333, a Piglio 1.322, a Serrone 1.116, a Sant’Elia Fiumerapido 1.070, a Frosinone 981, a Pontecorvo 501, a Ceccano 278, a Monte San Giovanni Campano 253, a Ferentino 211 e ad Isola del Liri 124.

Passando all’area P3 troviamo: 743 residenti di Anagni, 298 di Sgurgola, 143 di Sora, 112 di Frosinone, 94 di Pontecorvo, 50 di Ferentino, 44 di Ceccano, 32 di Veroli, 3 di Alatri e 2 di Cassino.
Tra i comuni che non presentano pericolosità elevata, invece, troviamo Filettino, Trevi nel Lazio, Fontana Liri e Villa Santo Stefano.

Elisa Rossi