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Collepardo, per il secondo anno il covid spezza suggestioni e magia della notte di San Giovanni: la Comparanza.

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E’ appena trascorsa la notte in cui a Collepardo antichi riti contadini, pagani e sacri si sovrappongono. Anche quest’anno la pandemia ha stroncato un cerimoniale antichissimo che si ripete da secoli. Riti e magie di popoli che non devono perdersi, per questo vogliamo comunque raccontarla. La Comparanza di Collepardo, per chi non la conosce e per chi amaramente ha dovuto piegarsi all’impossibilità di viverla. Ed anche perché, vogliamo crederci, sia di buon auspicio.  Succede la notte tra il 23 ed il 24 giugno. Una notte in cui magia e spiritualità danzano all’unisono seguendo la partitura delle faville del fuoco.

E’ il giorno in cui il sole ‘ferma’ il suo moto apparente nella declinazione massima e le ore del giorno arrivano al picco ed allo stesso tempo iniziano il loro declino. E’ la notte di San Giovanni, colui che battezzò il Cristo nelle acque del Giordano. Un tempo di sospensione quando il confine che separa i diversi mondi si assottiglia e l’universo magico diventa un tutt’uno con antichi riti pagani e cristiani. E quel mondo magico diventa per una sola notte accessibile anche ai comuni mortali. Ogni anno, a Collepardo, nel piazzale antistante le grotte, si ripete il suggestivo rito della ‘Comparanza’, l’affermazione dell’energia solare, il raccolto delle erbe magiche, il fuoco protettivo. Il Sole che sposa la Luna in cattedrali di fuoco mentre intorno si danza come streghe recitando rituali magici per scacciare demoni, curare malanni e segnare il passaggio tra un ciclo stagionale ed un altro. Acqua e fuoco, danze e riti primordiali, sacralità e stregoneria, la magia che affascina in un lento gioco di litanie e di dita che come ragni tessono reti che oltrepassano l’immaginazione.

La notte di San Giovanni, nella Comparanza, segue dei momenti rituali specifici. I partecipanti compiono prima  tre giri intorno al fuoco con alla vita dei tralci di artemisia che a conclusione dell’ultimo cerchio vengono gettati, a simbolo di tutte le negatività, a bruciare nel fuoco. Il rito si conclude con il salto delle fiamme. Nel secondo rito le donne preparano la guazza di San Giovanni:  acqua corrente del Cosa, petali di fiori e specie vegetali con poteri benefici come la ginestra, la verbena, l’achillea, il sambuco, la melissa e soprattutto l’iperico (appunto l’erba di San Giovanni) intinto in questa specie di idrolito dai poteri magici e cosparso sui partecipanti. Il momento più significativo della Comparanza di San Giovanni giunge quando i partecipanti immergono insieme le mani nelle acque del torrente Cosa, divenendo così per tutta la vita ‘Compari di San Giovanni’. Questi riti purificatori e propiziatori sembrano la massima espressione dell’uomo di organizzare il tempo, dividere le stagioni, comprendere la stessa vita.

Con un animo contadino e semplice che da un lato prega la Provvidenza dall’altro si affida ai poteri occulti della Natura. Una notte di formule magiche , cantilene, rituali ed invocazioni dal sapore profondamente pagano e sanguigno. E guardare poi tutti insieme il sole all’alba, meditare, seguire i suoi raggi che si insinuano nel  fitto reticolo di viuzze e piccole piazze. Illuminata dalla Luna piena quella appena trascorsa è una delle tre notti, insieme a quella di Beltane e a quella di Samhain, in assoluto più magiche e potenti di tutta la spiritualità pagana. È l’ultima delle 4 notti solstiziali, l’energia è intensa e si celebra fortemente l’essenza femminile legata alla vita, all’amore, alla fertilità e alla guarigione.

Dopo aver venerato la forza e il fuoco, l’energia maschile del Dio sole e la sua luce, si inizia la lenta ma inesorabile avanzata verso il buio e le tenebre che rappresentano il femminile sacro e il grembo. Riti misterici e di passaggio dalla luce all’oscurità. Con l’avvento del cristianesimo queste pratiche vennero  messe al bando, condannate perché ritenute peccaminose. E per “purificare” queste tradizioni vennero contrapposti ad ogni Sabbath un santo molto potente, Valpurga per Beltane, Samhain con la festa di Ognissanti e per questa notte ci si affidò a tale San Giovanni Battista. Canonicamente si fa ricorrere la sua nascita al 24 di giugno e questo santo assorbe nella sua figura tutti i significati archetipici di questa celebrazione, a partire dell’elemento acqua di cui è portatore, alla luna che governa il suo segno, quello del Cancro, e alla sua storia, la decapitazione, che rappresenta la “perdita della testa” del sole che da questo momento in poi inizia la sua discesa. Giovanni viene decapitato per volere di Salomè, una figura femminile che rappresenta allo stesso tempo la strega ammaliatrice da temere e il buio che ha avuto la meglio sulla luce e che da questo giorno in poi, inesorabilmente, avanza.

Collepardo con la sua suggestiva Comparanza, rappresenta la forza delle pratiche popolari che ostinatamente resistono. Se si accetta la sensazione che tutti noi  veniamo da un altrove, da un raggio di Sole, da una goccia di torrente o dalle fiamme di un fuoco, questo è un disco enorme. E per questa storia che resiste al tempo, come succede dal primo vagito del mondo c’è sempre qualcuno, che sia un dio, un santo, un fenomeno naturale, che allunga la sua mano perché qualcosa accada. La Comparanza, se ancora esiste e resiste, è grazie alla comunità di Collepardo, alla sua natura feconda di erbe officinali e di chi di quelle erbe è  totem assoluto: l’erborista Marco Sarandrea.  

Monia Lauroni