Carenza di giudici e personale amministrativo al Tribunale di Cassino: il caso approda al Consiglio superiore della magistratura.
Domani mattina il Presidente del Tribunale, Massimo Capurso, il procuratore capo Luciano d’Emmanuele e il presidente dell’ordine degli avvocati Gianluca Giannichedda saranno ricevuti dalla Settima sezione del Cms, (l’organismo collegiale che si occupata delle applicazioni extradistrettuali), poi ci sarà il vertice al consiglio giudiziario presso la Corte d’appello di Roma.
Un grido di allarme, quello che è stata lanciato dal Tribunale di Cassino già dallo scorso mese di luglio, con il quale si vuole evitare il collasso del sistema giustizia nel sud Lazio.
I magistrati togati attualmente previsti in pianta organica sono ventidue, ma in questi giorni, alla ripresa delle attività giudiziarie, in servizio, tra il settore penale e quello civile, ne sono rimasti diciassette a ottobre scenderanno a sedici. Due giudici sono già stati destinati ad altre sedi, un altro andrà via a ottobre, mentre sono già attive tre maternità.
Una situazione che pone, unita alla cronica carenza di personale amministrativa, in grave difficoltà l’operatività del Palazzo di giustizia di Cassino.
Un sistema ad incastro tra magistratura inquirente (che opera nella Procura) e magistratura giudicante (che opera nel Tribunale) che rischia di saltare.
Più volte, infatti, è stata messa in risalto la questione della mancata di un terzo magistrato all’ufficio Gip, dove approdano le richieste della Procura sulle misure cautelari.
I fronti sui quali la delegazione del Palazzo di giustizia si batterà davanti alla settima commissione del Cms sono due: uno di brevissimo periodo con l’applicazioni extradistrettuali di nuovi magistrati per far fronte all’emergenza e l’altro di lungo periodo con l’aggiornamento della pianta organica (sia per quanto riguarda i giudici sia per gli amministrativi), ampliandola oltre le ventidue unità. Anche perché con la riorganizzazione della sedi giudiziarie che c’è stata nel 2012, quando il sud Pontino e stato annesso nella giurisdizione del Tribunale di Cassino, le piante organiche non sono più state riviste. C’è un carico di lavoro maggiore con la stessa forza lavoro.
“Quella ci andremo a giocare nelle prossime – ha spiegato, l’avvocato Giannichedda – sarà la partita più importante da quando c’è stata la riorganizzazione delle sedi giudiziarie con il salvataggio del Tribunale di Cassino”. I ventidue magistrati devono far fronte un bacino d’utenza di 328.681 abitanti che si snoda su tre province (Frosinone, Latina e Caserta) e due regioni (Lazo e Campania).
Vi è un giudice ogni 14.290 abitanti un pubblico ministero ogni 36.520 abitanti. Vale a dire che c’è un giudice ogni 10 mila abitanti, un rapporto ben oltre gli schemi ministeriali. Con l’assetto emergenziale, meno sei magistrati, si arriverà ad avere un giudice ogni 20.542 abitanti. In campo è scesa anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm), sottosezione di Cassino. “Non ignoriamo – era stato spiegati – che le carenze d’organico, di risorse, di struttura e di infrastrutture rappresentano ormai una patologia diffusa a molti uffici giudiziari italiani, ma tale consapevolezza non ci impedisce, tuttavia, di farci parte attiva nel sollecitare le soluzioni più adeguate”.
Domani mattina il Presidente del Tribunale, Massimo Capurso, il procuratore capo Luciano d’Emmanuele e il presidente dell’ordine degli avvocati Gianluca Giannichedda saranno ricevuti dalla Settima sezione del Cms, (l’organismo collegiale che si occupata delle applicazioni extradistrettuali), poi ci sarà il vertice al consiglio giudiziario presso la Corte d’appello di Roma.
Un grido di allarme, quello che è stata lanciato dal Tribunale di Cassino già dallo scorso mese di luglio, con il quale si vuole evitare il collasso del sistema giustizia nel sud Lazio.
I magistrati togati attualmente previsti in pianta organica sono ventidue, ma in questi giorni, alla ripresa delle attività giudiziarie, in servizio, tra il settore penale e quello civile, ne sono rimasti diciassette a ottobre scenderanno a sedici. Due giudici sono già stati destinati ad altre sedi, un altro andrà via a ottobre, mentre sono già attive tre maternità.
Una situazione che pone, unita alla cronica carenza di personale amministrativa, in grave difficoltà l’operatività del Palazzo di giustizia di Cassino.
Un sistema ad incastro tra magistratura inquirente (che opera nella Procura) e magistratura giudicante (che opera nel Tribunale) che rischia di saltare.
Più volte, infatti, è stata messa in risalto la questione della mancata di un terzo magistrato all’ufficio Gip, dove approdano le richieste della Procura sulle misure cautelari.
I fronti sui quali la delegazione del Palazzo di giustizia si batterà davanti alla settima commissione del Cms sono due: uno di brevissimo periodo con l’applicazioni extradistrettuali di nuovi magistrati per far fronte all’emergenza e l’altro di lungo periodo con l’aggiornamento della pianta organica (sia per quanto riguarda i giudici sia per gli amministrativi), ampliandola oltre le ventidue unità. Anche perché con la riorganizzazione della sedi giudiziarie che c’è stata nel 2012, quando il sud Pontino e stato annesso nella giurisdizione del Tribunale di Cassino, le piante organiche non sono più state riviste. C’è un carico di lavoro maggiore con la stessa forza lavoro.
“Quella ci andremo a giocare nelle prossime – ha spiegato, l’avvocato Giannichedda – sarà la partita più importante da quando c’è stata la riorganizzazione delle sedi giudiziarie con il salvataggio del Tribunale di Cassino”. I ventidue magistrati devono far fronte un bacino d’utenza di 328.681 abitanti che si snoda su tre province (Frosinone, Latina e Caserta) e due regioni (Lazo e Campania).
Vi è un giudice ogni 14.290 abitanti un pubblico ministero ogni 36.520 abitanti. Vale a dire che c’è un giudice ogni 10 mila abitanti, un rapporto ben oltre gli schemi ministeriali. Con l’assetto emergenziale, meno sei magistrati, si arriverà ad avere un giudice ogni 20.542 abitanti. In campo è scesa anche l’Associazione nazionale magistrati (Anm), sottosezione di Cassino. “Non ignoriamo – era stato spiegati – che le carenze d’organico, di risorse, di struttura e di infrastrutture rappresentano ormai una patologia diffusa a molti uffici giudiziari italiani, ma tale consapevolezza non ci impedisce, tuttavia, di farci parte attiva nel sollecitare le soluzioni più adeguate”.