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Calcio – Il presidente Stirpe a “La Gazzetta dello Sport”: “Il mio Frosinone giocherà a viso aperto contro la Roma”

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GAZZETTA DELLO SPORT – Una notte in trincea? E chi l’ha detto. Una notte da «leoni» di Ciociaria? Perché no. Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone e vicepresidente di Confindustria con delega al Lavoro e alle Relazioni Industriali, va in campo con i suoi «umanissimi» eroi e vuole meritarsi il sogno di una serata da circoletto rosso, o giallorosso, fate voi, con una partita di coraggio e sofferenza, in quella che sarà anche la sfida del cuore contro la Roma, l’altra squadra per cui ha sempre tifato, fin da quando col padre andava a vederla da ragazzo dagli spalti dell’Olimpico. E come i frusinati non vollero arrendersi ad Annibale durante la Seconda Guerra Punica, anche i suoi «guerrieri» giallazzurri non intendono arrendersi alla logica dei perdenti, delle meteore in Serie A, inflessibili ogni fine settimana nel provare a respingere i tentativi dei concorrenti di affondarli verso la B: «Sarà una partita particolare per me, lo dico apertamente – ammette il patron –: evocherà ricordi e suggestioni, mi emozionerò senz’altro nel valzer della memoria, ma il mio Frosinone vuole vivere il presente giocando a viso aperto e, soprattutto, vuole fare punti pesanti: questa è l’altra verità».

E, certo, affrontare la «sua» Roma nel nuovo stadio di Frosinone intitolato a suo padre Benito, aggiunge al contesto un forte motivo di orgoglio personale.

«Certamente, è così. Dentro di me, provo questo sentimento. E riaffioreranno tanti momenti, uno fra tutti: quello di un Roma-Fiorentina di fine anni Sessanta che andai a vedere con mio padre, tifoso come me dei giallorossi. Segnò Amarildo, un gol che non dimenticherò mai. Ci abbracciammo a lungo in tribuna. E poi a casa custodisco gelosamente anche la maglia di Francesco Totti, guai a toccarla… Sarà anche una bella rimpatriata tra persone che si vogliono bene. Tanti amici romani, a cui tengo, mi hanno chiamato per annunciarmi la loro presenza e chiedermi le coordinate per raggiungere lo stadio. Non sarà una partita come tutte le altre».

Lei, da imprenditore e vicepresidente di Confindustria, ha anticipato in provincia proprio gli obiettivi della big giallorossa nella Capitale: lo stadio di proprietà il Frosinone l’ha costruito, la Roma ancora no.

«E quello che posso dire ai dirigenti giallorossi è di perseverare su questa strada, perché sarebbe importante avere due stadi di riferimento. Ho accolto con soddisfazione l’annuncio che l’impianto della Roma si farà. È un traguardo che cambia il destino delle società. A Roma è una situazione paradossale. Il Flaminio in stato d’abbandono è un fatto che deve far riflettere e agire, poi vedere una partita in tribuna oggi all’Olimpico da così lontano è un altro aspetto non più accettabile. Perché le curve di moderna concezione offrono una visuale agli spettatori ben diversa».

A proposito degli stadi di proprietà, che anche il Napoli ancora non possiede, lei nella risposta alle parole del presidente azzurro Aurelio De Laurentiis, secondo cui «il Frosinone non dovrebbe stare in Serie A», ha detto pure «di non avere il complesso dello stadio piccolo». Ma nemmeno dell’attacco spuntato, a quanto pare.

«E già, il Frosinone segna. E finalmente lo fa in casa e pure in trasferta. Non abbiamo complessi. Per quanto riguarda invece la polemica col presidente del Napoli, non credo che a distanza di giorni sia successo qualcosa di nuovo: ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, a quanto pare».

Su posizioni diverse, invece, si è portato il Frosinone, in chiara ripresa dopo il colpo in trasferta contro la Sampdoria di due giornate fa: sono maturi i tempi per la prima vittoria in A in casa, allo Stirpe, a lungo, troppo a lungo, rimandata?

«Credo proprio di sì. E lo dico perché il nostro allenatore Baroni è riuscito a inculcare nella testa dei giocatori la consapevolezza che possiamo dire la nostra contro chiunque. Abbiamo avuto in casa, soprattutto all’inizio del girone d’andata, un atteggiamento arrendevole che ci ha complicato il piano salvezza, ma ora le cose sono cambiate. E all’obiettivo io credo fermamente: le nostre possibilità restano intatte, perché abbiamo avuto finora il merito di restare aggrappati al treno che porta al traguardo. Contro Spal e Parma saranno sfide decisive, ma io resto concentrato sulla Roma. E col contributo di tutti, anche di noi dirigenti, arriveremo presto al dunque e ci toglieremo tutti i dubbi. Ma dobbiamo, questo sì, sbloccarci in casa. E ci sbloccheremo presto».

Da Cristiano Ronaldo a Edin Dzeko, però, sempre campioni sulla vostra strada.

«E lo sono davvero. La qualità di CR7 l’abbiamo verificata a nostre spese a Torino, ora tocca a noi reagire. Auguro alla Roma e al centravanti bosniaco di andare in Champions, ma almeno stavolta si limitino contro il Frosinone. Anche per una questione di “coerenza”: con le piccole hanno avuto problemi con Udinese e Bologna in trasferta e con Chievo e Spal in casa, facessero lo stesso con noi… (e ride). Se contro le nostre dirette concorrenti i giallorossi avessero fatto il loro dovere, in classifica noi saremmo più in alto».

A rivedere il film di alcune sfide con le big, soprattutto contro Milan e Lazio, potevate in fondo raccogliere di più.

«Più che alla gara col Milan, che non era come quello di oggi, sia ben chiaro, ripenso a quella contro la Lazio: un punto l’avremmo meritato con i biancocelesti, al di là degli episodi».

Fosse a Frosinone, il crack Zaniolo vi avrebbe portato magari fuori dalla zona a rischio. Non ci avevate fatto un pensierino l’estate scorsa?

«Ma lui per la verità è stato oggetto di una transazione tra Inter e Roma. E la Roma l’ha voluto per metterlo in campo, noi non avremmo potuto competere con loro nella trattativa. Però abbiamo portato a Frosinone ragazzi come Pinamonti e Cassata, che sono il futuro del calcio italiano e una certezza per noi. Il loro valore sta venendo fuori con chiarezza. E aggiungerei anche Ghiglione e Valzania: daranno il loro contributo lungo il sentiero della salvezza».

Soddisfatto del lavoro del consulente dell’area tecnica Stefano Capozucca?

«L’ho scelto l’estate scorsa perché doveva aiutarci nella nostra crescita, avendo un’esperienza sul mercato consolidata da anni. E io sono soddisfatto di lui».

A Ciofani hanno appena rubato il Rolex a Roma e lei ha cercato in settimana di consolarlo: se segna il gol della vittoria, lei che fa?

«Glielo ricompro, su questo non ci sono dubbi. Stia tranquillo Daniel, pensi solo alla partita e a vincere, all’orologio ci penserò io…».

Dagli scippi di orologi al calcio malato di questi tempi: quanta impressione le ha fatto il caso Pro Piacenza?

«Vicenda emblematica. Che mi induce a dire che nel nostro sistema bisogna imparare a rispettare le regole. E mi riferisco anche al tema caldo della sostenibilità finanziaria e dei bilanci dei club, su cui bisogna restare sempre con gli occhi ben aperti».

Altro tema a lungo dibattuto, l’utilizzo della Var: lei come la considera?

«Noi siamo in debito con questo nuovo strumento tecnologico. Resta però un sistema valido, che va perfezionato».

Proprio ad inizio stagione, nel momento di crisi più acuta della squadra, lei annunciò che in caso di retrocessione avrebbe ceduto il club: lo pensa ancora?

«Dico che siamo tutti utili, nessuno indispensabile. Se un giorno dovrò prendere in considerazione la possibilità di passare la mano, lo farò sempre per il bene del Frosinone. E mai al buio».