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Calcio – Frosinone, Nesta a Dazn: “La mia idea di calcio? Raggiungere l’obiettivo attraverso il gioco”

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Mister Alessandro Nesta ha parlato di vari argomenti ai microfoni di Dazn. Queste le sue parole: “Pressione? Ce l’ho da sempre perché quando giocavo se prendevo sotto il 5 mi dicevano che ero finito, che avevo mal di schiena… e lo avevo per davvero. La pressione ce l’abbiamo, facciamo questo mestiere per questo: la pressione, l’adrenalina, l’incertezza ti portano ad amare questo lavoro. Se volevo una vita normale stavo a casa a Miami con i miei figli. Secondo loro sono un pazzo perché mi sono rimesso in gioco in un mestiere nuovo, ma è questo che vogliamo noi: vogliamo la pressione, l’adrenalina, l’incertezza, non sapere se si vince o se si perde, la competizione”.

Meglio la vita da allenatore o calciatore? “Da calciatore, tutta la vita: non hai rotture di scatole, ti alleni due ore al giorno… Da allenatore lavori tutto il giorno perché c’è sempre qualche casino da risolvere; anche se da una parte è più bello. Per me è un qualcosa di nuovo che da emozioni nuove”.

“Tradizione di Frosinone? Sì, mi hanno raccontato che dopo le grandi imprese della squadra viene attaccata una grande bandiera sul Campanile. Speriamo di farla attaccare di nuovo”.

“Siamo una squadra importante che viene da una retrocessione: l’ho trovata un po’ triste, un po’ delusa. C’è bisogno di trovare sicurezze, entusiasmo, perché una retrocessione lascia sempre delle scorie. Spero che queste scorie vadano via presto, perché altrimenti sarebbe un peccato non poter sfruttare una situazione come quella che c’è qui”.

“Credo che un allenatore conti tantissimo perché deve scegliere i cavalli giusti a cui affidarsi. L’allenatore da solo non può far nulla, ci vogliono i cavalli giusti. Io faccio sempre l’esempio di Gattuso perchè magari non era un fenomeno con i piedi ma sapeva accendere la scintilla. Quando si abbassava la tensione in allenamento lui dava due tre scarpate e tutto si riaccendeva, con lui non era mai un giorno banale. Magari non era Pirlo con i piedi però aveva questa abilità, questa energia che qualsiasi allenatore vorrebbe. Io allenerei Gattuso, ora no perché è ingrassato (ride ndr), ma vorrei un tipo cosi”.

Tanti di quel Milan sono diventati allenatori, vi sentite per confrontarvi? “No no, tutti gelosi (ride ndr). Scherzo, con Oddo e con Pippo mi sono sentito, anche con Rino. Credo adesso anche Pirlo farà l’allenatore. Siamo tutta gente che sente la competizione, l’adrenalina e quando smetti di giocare ti manca. Tanti di quelle grandi squadre fanno l’allenatore perché gli manca l’adrenalina, il pullman che va allo stadio. E’ una droga a cui da un giorno all’altro non puoi pensare di smettere e dire che è il passato. La ricerchi e l’unico modo per ritrovarla è mettersi in panchina”.

“La mia idea? È raggiungere l’obiettivo attraverso il gioco, ma più passa il tempo e più credo che questa sia una grande componente ma quella principale sia la mentalità che uno trasmette alla squadra. Una squadra che ha entusiasmo, anche se è sporca tatticamente o anche se non ha le giuste distanze nei reparti raggiunge i risultati ugualmente. Ricordo le vittorie con la Nazionale o anche le sconfitte, credo che l’allenatore  e i giocatori siano importanti ma si avverte subito se scatta la scintilla. Nel 2006 appena partiti avvertivo che la scintilla potesse essere scattata, che la squadra avrebbe fatto un gran mondiale poi per vincere serviva un episodio. Altre volte invece dal primo giorno capisci che le cose vengono in maniera più faticosa e quindi capisci che diventa difficile. Credo nella scintilla che se scatta di da grandi possibilità di raggiungere l’obiettivo. Da allenatore ci si prova a far scattare la scintilla”.

Prototipo dell’allenatore perfetto? “Di Zoff mi ha colpito che riusciva a trasmettere regole e disciplina in un calcio diverso, Zeman mi ha ucciso perché ero ragazzino e mi ha fatto lavorare tanto, mi ha fatto diventare calciatore, di Eriksson mi ha colpito la sua infinita calma. Zaccheroni è stato un grande tattico, Ancelotti un papà preparatissimo con un’inteligenza fuori dal comune. Allegri è stato bravo a tenere in piedi uno spogliatoio che era in fase calante, di Lippi mi ha colpito la sua personalità, è un uomo vero con una personalità che si sente. Un grande calciatore nel momento in cui si scaldano gli animi con Lippi diventa piccolo”.

“Scivolata? Se si fa bisogna prenderla perché poi per rialzarsi ci vuole tempo e l’avversario va via. Se si va in scivolata bisogna prenderla. Il segreto per farla? È tutta una questione di tempo, io ne facevo molte perchê c’era parecchio campo da coprire. Una volta al Milan avevamo una squadra parecchio offensiva dunque per noi centrali il campo si allargava molto e di conseguenza tante volte arrivavo all’ultimo sul pallone ed intervenivo in scivolata. Ripeto, bisogna avere abilità nel prendere il tempo, altrimenti è meglio restare in piedi e correre”.

“Un difensore in cui mi rivedo? Prima costavano di meno perché ce ne erano di più, adesso è più raro trovare calciatori importanti. Io faccio il tifo per Thiago Silva, l’ho avuto come compagno di squadra, è un giocatore eccezionale a cui Dio ha donato un talento importante. E’ tecnico, veloce, esplosivo ed è un grandissimo calciatore. Oltre lui, Sergio Ramos e pochi altri”.

“Regolamento falli di mano? A me non piace perché una volta che c’è la regola si cerca l’inganno. Ora uno da vicino ti tira sul braccio. Io sono dell’idea che le regole bisogna farle con calciatori che hanno giocato perché se io vado ad affrontare un avversario in area di rigore con le mani dietro non ho la stessa esplosività che se metto le mani in una posizione naturale. Per me un po’ di arbitri, con un po’ di ex allenatori, calciatori possono trovare le soluzioni giuste. Oltre questo le situazioni vanno giudicate al momento, non può esserci una regola fissa per tutto. Ormai le partite vengono decise da troppi rigori. Ai miei dico di andare con le mani dietro ma è innaturale perché se poi devi ripartire stai in una posizione scomoda”.

De Rossi? Ognuno ha il suo sogno, Daniele aveva il sogno di andare a giocare al Boca e lo sta realizzando, poi lui non è mai banale. Io avevo il sogno di andare negli USA, ognuno sceglie come chiudere la propria carriera. L’ho visto prima che partisse, ero andato a Trigoria a guardare un allenamento ma ancora non aveva deciso di andare al Boca. Un messaggio? Ha fatto bene, non è mai banale”