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Calcio – Frosinone, Di Francesco a TMW Radio: “Nella squadra vedo il coraggio che cercavo”

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Mister Eusebio Di Francesco, intervistato da TMW Radio, ha analizzato il sorprendente avvio di stagione del suo Frosinone, oltre a ripercorrere la sua carriera da allenatore e commentare il campionato di Serie A 2023-24. Queste tutte le sue dichiarazioni: “Siamo molto contenti di quest’avvio di stagione. Nella mia squadra vedo il coraggio, il coraggio di giocarsela a testa alta contro chiunque nonostante il gap con qualche avversario. Questo Frosinone ha tutte le caratteristiche giuste per crescere, direi che si avvicina al mio Sassuolo come concetto e contesto. Ora serve migliorare anche a livello di infrastrutture, ne ho già parlato col presidente che ha grandissima voglia di fare bene e col quale si è creato un bel rapporto”.

Di cosa è soddisfatto e di cosa no finora?
“Sono soddisfatto del fatto che vedo sempre coraggio, meno perché abbiamo rischiato qualcosa di troppo a livello difensivo. Dobbiamo imparare a concedere meno agli avversari. Per esempio abbiamo fatto benissimo nei primi 20 minuti della gara col Napoli, mostrando la voglia di giocare senza mai smettere di crederci. A Roma dopo il secondo gol però ci siamo sfilacciati. Non dobbiamo perdere la nostra idea di gioco, la nostra identità”.

Fra le note più positive finora c’è senza dubbio il talento argentino Soulé.
“Soulé un talento e dobbiamo aiutarlo a crescere, lasciandolo andare in campo col sorriso e con la voglia di esprimere le sue qualità. Io non dirò mai a un mio giocatore di non provare a saltare l’uomo. Ci lamentiamo sempre del fatto che abbiamo pochi calciatori in grado di fare l’uno contro uno, ma quando ce l’abbiamo dobbiamo saperlo sfruttare. Soulé deve migliorare nelle scelte e deve migliorare nella ricerca del gol. Ha due ottimi piedi, diciamo che ha un sinistro che fa per tutti e due. Gli stiamo facendo fare degli allenamenti specifici perché impari a cercare il gol, e non per forza il gol all’incrocio. Proprio come fa Berardi”.

La Juventus non lo perde certo di vista. Cosa gli manca per fare il grande saltoForse la fase difensiva?
“Gli manca il posizionamento in certe situazioni di gioco, fare meno corse a vuote, ma vi assicuro che Soulé è un calciatore che sa fare e fa bene anche la fase difensiva. Ripenso a Berardi: spesso di lui si diceva che fosse una testa di cavolo, che non si allenasse bene, invece vi farei vedere come si allena Domenico… Lo stesso vale per Soulé”.

Facciamo un salto indietro: a posteriori come giudica il periodo difficile che ha vissuto dopo la Roma?
“Le prime responsabilità vanno a me stesso, non voglio trovare alibi. Magari non sono stato messo nelle condizioni giuste per lavorare, magari ho fatto delle scelte un po’ frettolose. Noi però indietro non possiamo tornare e io in questo tempo ho cercato di rubare qualcosa a tutti per farne tesoro”.

Ci spiega meglio la sua idea di calcio?
“Io vorrei sempre stare nella metà campo di avversaria ed essere aggressivo per 90 minuti, ma so che è impossibile farlo per due tempi. Devi saperti difendere anche basso, alto, medio. Io alleno tantissimo queste situazioni di gioco con la mia squadra. Credo che sia fondamentale valutare sempre la miglior strategia difensiva. Per le mie idee di calcio Guardiola è il numero uno, un maestro. Come allenatore italiano oggi dico invece Roberto De Zerbi. Senza dimenticare Zeman, un maestro etico e professionale che mi ha insegnato tantissime cose”.

Qual è la big che l’ha colpita di più fra quelle affrontate finora in campionato?
“La Fiorentina è la squadra che nel primo tempo ci ha messo più in difficoltà in assoluto fra quelle che abbiamo affrontato, anche se poi abbiamo fatto un ottimo secondo tempo e l’abbiamo ripresa. Mister Italiano si avvicina alle idee di calcio di cui parlavamo prima. E poi lavora da tre anni con questa squadra, avendo quindi sviluppato una conoscenza reciproca ben affinata. I suoi giocatori si muovono in maniera eccellente, la Fiorentina mi ha davvero impressionato positiva”.

Il Napoli invece che impressione le ha fatto?
“Il Napoli mi ha dato la sensazione di essere una squadra che poteva risolvere da un momento all’altro la partita, l’ha fatto anche con noi. Garcia ha giocatori che possono determinare. C’è un gap troppo grande col Frosinone in questo caso, noi eravamo ancora all’inizio e non avevamo ancora le certezze che abbiamo forse trovato adesso. Oggi siamo in crescita”.

Dopo Soulé e Reinier, Kaio Jorge sarà il prossimo talento a emergere?
“Kaio Jorge è un attaccante diverso da tutti gli altri che ho, e questo è un presupposto positivo. Purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di perdere Harroui e Gelli per infortunio, altri due giocatori che rispondono bene alla mia idea di calcio. Mi auguro che Kaio si liberi anche mentalmente dell’infortunio importante che ha avuto, simile a quello che ebbe Ronaldo il Fenomeno. Essendo giovane, deve trovare nuove sicurezze, ma vi assicuro che Kaio Jorge vede la porta come pochi”.

Su Caso e Reinier invece che idea si è fatto?
“Caso è un esterno offensivo che determina tantissimo negli ultimi 20-25 metri. Deve imparare però che esistono due fasi di gioco: in Serie B puoi anche non difendere, ma in A devi capire che difendere è importante tanto quanto attaccare. Reinier ha talento, sa giocare con la palla e legge bene le partite. È arrivato qui con una condizione fisica deficitaria perché veniva da 25 giorni in cui si allenava da solo, ma ora è in ottima condizione e mi sta dimostrando numeri importanti”.

Come vede la griglia Scudetto?
“Io penso che serva equilibrio nei giudizi, perché il campionato è ancora molto lungo. Tre settimane fa per esempio sentivo che l’Inter aveva già vinto il campionato, poi ha perso una partita e tutto è tornato in bilico. Ci vuole pochissimo per alzarsi o cadere. Per lo Scudetto dico Inter, Milan e Juventus, ma ribadisco che per me la Fiorentina può essere la mina vagante e spezzare gli equilibri lì davanti”.

Altra domanda sul suo passato: che ricordo ha dell’impresa in Champions con la Roma?
“È stato bellissimo il percorso in Champions con la Roma. L’unico rimpianto è, che se ci fosse stato il VAR nella gara contro il Liverpool, magari il finale sarebbe stato diverso. Sono state emozioni uniche, me ne sono accorto solo dopo e non durante. Un percorso così lo apprezzi di più adesso, non so se mi abbia fatto bene o male. A quella Roma comunque darei un 8,5 in pagella: oltre alla Champions, arrivammo terzi in campionato”.

Quali calciatori le piacerebbe allenare nella Serie A odierna?
“In difesa Theo Hernandez, il più forte terzino moderno in circolazione. Mi piace molto anche Di Lorenzo, che attraverso il lavoro e la resilienza è riuscito a diventare un grande giocatore. A centrocampo mi piace tanto Zielinski: non sai mai dove va col primo controllo, un po’ come faceva Zidane. Davanti vorrei un Osimhen come nove o un Leao come esterno, sono due calciatori di altissimo profilo”.

Il prossimo ostacolo sul vostro cammino si chiama Bologna.
“Thiago Motta è un altro ottimo allenatore, la sua è una squadra che gioca con grandissima intensità seguendo dettami specifici. Il Bologna sa giocare a calcio e ha un attaccante che magari fa pochi gol, ma resta senza dubbio molto interessante per come fa giocare i compagni”.

Chiosa sulla nuova avventura in azzurro dell’amico Luciano Spalletti. Che messaggio vuole mandargli?
“Ci siamo sentiti anche la settimana scorsa con Luciano, gli auguro il meglio perché se lo merita come allenatore e come uomo. È una persona sempre disponibile e generosa”.