Non occorre scomodare il Sommo Poeta per riportare in auge la “questione della lingua”. E non è un caso che il ‘De vulgari eloquentia’ rappresenti ancora oggi la più decisa difesa della lingua volgare, che, secondo Dante, può esprimere ogni sentimento. Quel volgare parlato che è ‘lingua naturale e materna’. E non occorre neanche spostarsi nella lontana Firenze per cimentarsi su saggi e discussioni sull’importanza del vernacolo e sulla sua affascinante e misconosciuta descrizione scientifica delle sue forme e dei suoi fenomeni. Sul dialetto ciociaro è stato discusso e scritto abbastanza, ma se parliamo di ‘Alatri e il suo vernacolo’ di Padre Igino da Alatri non possiamo riconoscere che siamo dinanzi ad un autentico gioiello, un saggio di grana finissima, scovato e riportato alla luce nel 1986 ad opera e per interesse di Mario Magliocchetti, appassionato membro dell’Archeoclub di Alatri. Un lavoro che durò circa tre anni e che condusse Magliocchetti presso il convento dei Cappuccini di Via Veneto a Roma e superare le fasi burocratiche per avere a disposizione il prezioso manoscritto. Anni di trascrizioni, di studi fonetici, del perché degli accenti, dell’indebolimento delle vocali, le radici latine e la loro evoluzione nel parlato popolare, il raddoppiamento fonosintattico e la completezza di un testo che oltre a far conoscere, incuriosisce e soprattutto sa farsi comprendere. Alla sua pubblicazione riscosse un successo straordinario tanto da sconfinare il territorio italiano. La riscoperta e la trascrizione dei manoscritti originali richiesero un team di studiosi animati soprattutto dalla passione, quella stessa che oggi ha spinto Mario Magliocchetti a pensare ad una nuova ristampa. Nel saggio vengono riportate le nozioni grammaticali del vernacolo alatrense, l’uso dei verbi, la (non) pronuncia della scevà, le anomalie e le caratteristiche nelle varie parti del discorso ed uno speciale vocabolario dove ogni singola parola dialettale viene inserita nel contesto di una frase per comprenderne meglio l’uso appropriato e la sua interpretazione. Cuore del saggio è ‘La storia d’Alatri raccuntata wucin agli foc’, cuore inteso come parte viva e come ‘sentimento’ puro di un popolo, quello alatrense. Per la preziosità e la rarità dell’opera, resa ancora più di pregio dalle opere dell’artista Romano Orgiti, e per la complessità dell’operazione, la ristampa verrà effettuata solo su prenotazione anticipata. Chiunque fosse interessato può rivolgersi direttamente al signor Mario Magliocchetti. Un grande lavoro per ridare voce alla grande storia della letteratura invisibile, quella arcaica e locale, la sola che in fondo ci appartiene.
Monia Lauroni