HOMEPAGE CRONACA Alatri piange la morte di Carlo Orgiti

Alatri piange la morte di Carlo Orgiti

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 La Città di Alatri piange la scomparsa di un illustre concittadino: Carlo Orgiti, che avrebbe compiuto 99 anni il prossimo 21 dicembre e che è volato in Cielo serenamente.
Incontrammo Carlo due anni fa per farci raccontare la sua storia. Prigioniero di guerra numero 19836 nei lager nazisti e nei campi di lavoro. Carlo Orgiti era nato a Roma; il 14 gennaio del 1941 la chiamata alle armi con destinazione 13° reggimento fanteria: dal distretto militare di Frosinone alla caserma Collemaggio – L’Aquila. “Era un inverno freddo – raccontò Carlo Orgiti -, oltre mezzo metro di neve che copriva parzialmente le case. Finalmente, si fa per dire, in caserma, ma non sapevo nulla della vita militare. Mesi d’istruzione alle armi, al tiro, alle manovre sul Gran Sasso e sulla Maiella. Terminato il corso d’addestramento fui inviato sul fronte greco-albanese: da Bari al porto del Pireo in Grecia. Nel novembre del 1941 il mio reggimento fu trasportato nella Grecia orientale: dove ho visto morire amici e commilitoni. Il rumore assordante della guerra era sempre presente. Il pericolo veniva da terra e dall’aria. A volte si abbandonava il fronte per passare nelle retrovie, ma si era sempre in tensione. Un giorno marcai visita, stavo male e preoccupato, era rischioso fingersi malato, si rischiava la fucilazione. I miei commilitoni partirono di mattina presto ma vennero sorpresi dai partigiani greci e trucidati. Mi salvai perché malato e ricoverato in infermeria. Sono ancora vivo – ripeteva Carlo – perché non stavo bene, se ci ripenso mi viene da piangere. Nel 1942-43 comunque presi parte alla campagna di guerra e l’8 settembre del ’43 ero a Kastoria. Pensavo che  l’Armistizio significasse la pace. Il giorno dopo venni fatto prigioniero e trasportato in Germania dove fui ristretto nel lager Bezeichnung-Stamlager. Nel febbraio 1944 fui trasferito in un altro campo di concentramento-campo di lavoro dove si usciva la mattina e si tornava la sera: costretti ai lavori forzati e alle angherie dei tedeschi. L’8 maggio del 1945 fu libertà dagli alleati, dal 14 gennaio del 1941 non avevo mai avuto la possibilità di scrivere una lettera a casa: sicuramente credettero fossi deceduto. Nel giugno del 1964 – concludeva la sua storia Carlo Orgiti – mi fu conferita la Croce al merito di guerra perché internato in Germania. MI accorgo di aver trascorso in guerra i migliori anni della mia giovinezza. Sono partito a 19 anni e fortunatamente sono ritornato a casa che ne avevo 23. Da lì ho iniziato di nuovo la mia vita. Credo di aver contribuito alla crescita di questa benedetta Italia, ma ora a quasi 97 anni vedo che i testimoni veri di quell’epoca sono pochissimi e dimenticati”. Una vita di lavoro come abile muratore, e al fianco dell’adorata sposa Iolanda Lisi scomparsa qualche anno fa e ai figli Ennio e Romano.
I funerali di Carlo si svolgeranno sabato 7 novembre alle ore 10,30 nella Collegiata di Santa Maria Maggiore. Ai figli Ennio e Romano, alle nuore, ai nipoti e pronipoti vanno le più sentite e sincere condoglianze.
Bruno Gatta e Patrizio Minnucci