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Sea Watch, la Germania chiede la liberazione di Carola. La capitana:”Avevo paura che qualcuno si suicidasse”

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E’ provata ma lucida Carola Rackete, capitana della Sea Watch 3 arrestata nelle passate ore. A dichiararlo sono stati i suoi legali, che hanno riferito anche le sue esternazioni dopo il lungo confronto avuto ieri. Dopo il suo arresto, la Germania ha reagito senza nascondere un certo sgomento alla decisione dei magistrati e degli inquirenti. A tal fine i tedeschi hanno deciso di far partire una raccolta fondi per pagare le spese legali della donna 31enne. A lanciare l’iniziativa sono stati due volti noti della televisione tedesca, ovvero i presentatori Jan Bohmermann e Klaas Heufer-Umlauf, i quali hanno espresso solidarietà a Carola in un video su Youtube ed al tempo stesso hanno avanzato una richiesta di donazioni. “Con gli eventi degli ultimi giorni, questa politica priva di scrupoli ha raggiunto un nuovo picco di degrado. Chi salva vite non è un criminale. Da nessuna parte nel mondo e certamente non nella nostra Europa libera, democratica e accogliente”, ha spiegato, allegando la richiesta di partecipare alla raccolta fondi per contribuire alle spese legali. In poche ore sono già stati raccolti 400 mila euro, ai quali si vanno ad aggiungere i soldi delle numerose raccolte lanciate in tutta Europa in favore della Sea Watch e della sua capitana.

E’ stato un errore, non ci sarebbe nessun atto di violenza “solo di disobbedienza”. A riferirlo è la comandante della Sea Watch, Carola Rackete, ai domiciliari per violazione delle norme sul blocco navale. Tra oggi e martedì sarà sottoposta al giudizio di convalida. In un incontro con i suoi avvocati, ieri ha parlato per tre ore chiarendo i motivi del suo gesto. La 31enne non può rilasciare dichiarazioni ma tramite i suoi legali ha chiarito alcuni dubbi. A sua detta non si sarebbe fermata all’alt della Gdf per “un errore di avvicinamento alla banchina”. “Non volevo certo colpire la motovedetta della Guardia di Finanza. Non era mia intenzione mettere in pericolo nessuno. Per questo ho già chiesto scusa e lo rifaccio: sono molto addolorata che sia andata in questo modo”, ha riferito. La situazione, ha spiegato, era disperata e la paura era tanta, da qui la decisione di portare a terra le persone ormai stremate, ridotte alla disperazione. “Da giorni facevamo i turni, anche di notte, per paura che qualcuno si potesse gettare in mare. E per loro, che non sanno nuotare, significa: suicidio. Temevo il peggio. C’erano stati atti di autolesionismo”, ha aggiunto. Quindi ha definito il suo gesto solo un atto di disobbedienza e un errore di valutazione ma non avrebbe mai pensato di speronare la motovedetta della Finanza.