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La profezia dell’armadillo

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Finalmente arriva sugli schermi il film tratto dalla prima graphic novel di Zero Calcare, all’anagrafe Michele Rec. Divenuta sin da subito un romanzo generazionale, di riferimento in primis per quelli che erano a protestare pacificamente al G8 di Genova. A differanza di qunato accade con il romanzo in cui ognuno si può costruire il proprio immaginario, I fan del disegnatore confrontando le immagini del film con quelle della novel, rimarranno poco soddisfatti. Basata sulla narrazione anche di episodi autobiografici, la versione cinematografica rende ben poco l’originale. Ci saranno stati dei validi motivi se nella fase creativa avevano abbandonato il progetto prima lo stesso autore, poi Valerio Mastandrea che avrebbe dovuto addirittura dirigerlo. Tralasciando delle sciatterie che infarciscono la messa in scena, come il mostrare l’armadillo a figura intera con degli scarponi mal mascherati come prosieguo del corpo. Oppure non rendere comprensibile, al di fuori del Raccordo, le profonde divisioni che ci sono tra Roma Nord e Rebibbia, dove abita il protagonista, così come quelle tra la periferia e il centro, difficilmente assimilabili a quelle esistenti in tutte le città tra le periferie e il Centro. Affiorano a volte degli sprazzi interessanti dei disegni e dei testi originali ben resi, specie nella figura del Secco, amico del protagonista. Così come l’incontro con Adriano Panatta. Per il resto il tema dell’elaborazione del lutto per la scomparsa di Camille, amica di infanzia francese, da realizzarsi insieme alla maturazione, di un’intera generazione, nell’età adulta, viene poco reso dalla regia di Emanuele Scaringi, più noto per le sue recensioni come Johnny Palomba. Distribuisce e produce Fandango che forse ha avuto un ruolo preponderante nella realizzazione di quest’opera passata in Concorso a Venezia nella sezione “Orizzonti”. Magari, sfrondata da tutte le attese e le legittime rivalse dei fan di Zero Calcare, sarà un opera godibile in sala.

Alfredo Salomone