HOMEPAGE CULTURA La Ciociaria come Middle West italiano. Un’analisi di Enzo Verrengia

La Ciociaria come Middle West italiano. Un’analisi di Enzo Verrengia

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La Ciociaria è l’equivalente italiano del Middle West americano. Ossia un territorio interno dove si conserva l’essenza di un popolo che viene dispersa, annacquata o. completamente stravolta nelle grandi aree metropolitane. In questo caso, bisogna addentrarsi fra le alture a volte impervie, ma più spesso ridenti, che hanno all’orizzonte Roma per ritrovare di quest’ultima tutto quel patrimonio folklorico cancellato dalla Dolce Vita e dall’urbanizzazione.

Per fortuna, ne restano rilevanti tracce mediatiche. Di più, la televisione e il cinema della Penisola serbano testimonianze della Ciociaria che in qualche caso hanno fatto parte del costume nazionale. Si prenda il “fusse ca fusse la vota bbòna” di Nino Manfredi. Ai tempi felici ed irrecuperabili della Canzonissima anni ’50, l’auspicio del barista di Ceccano interpretato da Nino Manfredi (che però era nativo di Castro de’ Volsci e cresciuto nel quartiere di San Giovanni, della Capitale) dava voce all’aspettativa di massa di un Paese uscito dalla guerra e voglioso non solo di ricostruzione e di “ripartenza”, si direbbe oggi, bensì di occasioni individuali, di Italian dream.

Sarà lo stesso attore a rinnovare l’iconografia ciociara in un bellissimo film del 1968 diretto da Dino Risi, Straziami ma di baci saziami, dove lo si vede nei panni di Marino Balestrini, barbiere di Alatri, durante una manifestazione di cori regionali a Roma s’innamora della marchigiana Marisa Di Giovanni, cui presta le sue grazie Pamela Tiffin. Di qui un esilarante melodramma che si consuma sul filo degli Appennini, con la Ciociaria in primo piano.

Non è propriamente da queste parti ma molto vicina l’immaginaria Sagliena di Pane, amore e fantasia, girato a Castel San Pietro Romano, sui Monti Prenestini. L’atmosfera giocondamente pastorale del film e del suo seguito (gli altri cambieranno location, fino all’Andalusia) esprime la schiettezza vitale di una terra e di una gente che l’Italia già inquinata dal boom economico voleva considerare “arretrate”.

In realtà la Ciociaria, come appunto il Middle West americano, quello delle illustrazioni di Norman Rockwell, rappresentavano e rappresentano un nocciolo duro, inscalfibile, dell’anima peninsulare. Uno psicanalista non freudiano, James Hillman, l’ha definita “l’anima dei luoghi”. Qui i valori non sono mediati e mediabili dalla sociologia d’accatto che ha impestato l’Occidente soprattutto dagli anni ’60 in poi, quando si volle spacciare per “rivoluzione” quello che al contrario era l’adeguamento di una società primaria, genuina e sincera al consumismo spersonalizzato esportato dalle multinazionali su scala planetaria.

E questa mitologia ciociara sembra riverberarsi da quella targa che a Subiaco segnala l’abitazione in cui nacque Gina Lollobrigida.

Enzo Verrengia