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Ancora polemiche e defezioni al Salone del libro

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S’infiamma la polemica sulla presenza al Salone del Libro di Torino di AltaForte, casa editrice ritenuta vicina a Casapound che pubblica anche il libro di Matteo Salvini.

La lista delle defezioni comprende il saggista Carlo Ginzburg, Zerocalcare, gli scrittori Salvatore Settis, Roberto Piumini e Tomaso Montanari, il collettivo Wu Ming.

«Io sono fascista. L’antifascismo è il vero male del Paese», dice Francesco Polacchi, di Altaforte. La sindaca Appendino rivendica l’appartenenza antifascista della città di Torino. «Non abbandoneremo il campo, perché le idee si combattono con idee più forti. Solo con la cultura si pone un argine al ritorno di ciò che deve essere archiviato per sempre»

A mio avviso questo orrore: fascisti che pubblicano libri, e magari (ma non è detto) li leggono deve essere superato. Non stupisce che l’enfant prodige dell’antifascismo militante, il vippissimo-alternativo fumettista Zerocalcare, idolo dei giovani di sinistra, abbia disdetto ogni invito al Salone perché «mai con i fascisti!». E non stupisce nemmeno l’assenza-resistenza, «No al fascismo!», sbandierata dallo storico dell’arte Salvatore Settis (con Tomaso Montanari al seguito) perché del conformismo il Settis è una star e in questo tipo di conformismo non rientra evidentemente il principio che la libertà culturale è un valore irrinunciabile in ogni società liberale e che la fragilità della democrazia (dare la voce a tutti) è ciò che la rende forte e ineguagliabile.

Patrizio Minnucci