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Salute – L’uomo ideale per far figli? Un maratoneta o un fondista

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E’ una sorta di sillogismo scientifico. I maratoneti e i fondisti, cioè coloro che corrono sulle lunghe distanze, sono stati esposti, durante la gravidanza, a elevati livelli di testosterone, come dimostra il fatto che hanno il dito anulare più lungo dell’indice. Anche gli uomini “buoni riproduttori” che manifestano un forte desiderio sessuale, un elevato numero di spermatozoi, una eccellente salute cardiovascolare e una notevole capacità di orientarsi nello spazio, durante la vita uterina sono venuti a contatto con elevate quantità di questo ormone maschile.

Proprietà transitiva

Quindi, per la proprietà transitiva: fondisti e maratoneti sono buoni riproduttori, cioè sono l’ideale per fare figli. Questa idea ha una giustificazione evolutiva, come ha dimostrato un gruppo di ricercatori inglesi di Cambridge sul giornale PlosOne. Gli studiosi hanno coinvolto, nella loro ricerca oltre 542 maratoneti (439 uomini e 103 donne) che hanno partecipato all’ultima edizione della mezza maratona Robin Hood di Nottingham e hanno messo in correlazione i loro tempi di gara con la conformazione delle dita della loro mano (in particolare hanno osservato il rapporto fra la lunghezza del dito indice e dell’anulare).

Lupi e coyote

Hanno osservato che chi presentava il dito indice più lungo dell’anulare aveva ottenuto le migliori performance in gara sia fra gli uomini sia, in misura minore, fra le donne. Da ricerche precedenti si sa che questa particolare conformazione delle dita è legata all’esposizione del feto all’ormone maschile testosterone in utero. E si sa anche che questo ormone ha effetti positivi sulla salute sessuale del maschio. «L’esposizione al testosterone in utero – ha commentato Danny Longman, il principale autore dello studio – non ha una grande influenza sulla resistenza alla corsa, perché conta di più l’allenamento, ma questo parametro ci è servito per stabilire una relazione con la salute sessuale. Gli umani non sono sprinter: i conigli fanno meglio nonostante siano grassi e tozzi. Ma gli umani sono eccellenti sulle lunghe distanze e sono paragonabili ai lupi e ai coyote».

Cacciatori-raccoglitori

Ecco che cosa è accaduto nel corso dei secoli e che giustifica come mai ancora oggi l’abilità nella corsa può indicare, nel maschio, la presenza di un patrimonio genetico favorevole alla riproduzione. Nelle preistoriche società dei cacciatori-raccoglitori (e stiamo parlando di due milioni di anni fa, anche se ancora oggi in Africa e in Messico ci sono etnie che praticano un tipo di caccia basata sull’inseguimento della preda) molti uomini riuscivano a rincorrere un’animale anche per 30 o 40 chilometri, per quattro o cinque ore, fino a sfinirlo e a catturarlo. Un buon cacciatore, dunque, poteva garantire il cibo alla comunità e agli occhi delle donne appariva un buon partner con cui fare figli. E questi individui sono “emersi” grazie alla selezione naturale. «Ma la capacità di procurare cibo non va vista solo come vantaggio per la prole – ha concluso Langman- ma più in generale come un beneficio per tutta la comunità. Probabilmente nelle antiche società esisteva una sorta di egualitarismo per cui chi riportava la preda la condivideva con tutti, mostrando non solo l’intelligenza del cacciatore , ma anche un sentimento di generosità verso l’intera società». Un elemento in più che può essere trasmesso ai figli.

Fonte: corriere.it